Shona Banda, guarita dal morbo di Crohn con la cannabis, si batte per la libertà del figlio preso in custodia dai servizi sociali

Shona Banda, guarita dal morbo di Crohn con la cannabis, si batte per la libertà del figlio preso in custodia dai servizi sociali

Shona Banda legal defenseAbbiamo parlato inquesto articolo dei risultati ottenuti con i cannabinoidi contro i disturbi gastointestinali e del caso di Shona Banda, la giovane donna americana che hasconfitto il morbo di Crohn in fase terminale. In questa intervista e in quest’altra si può vedere e ascoltare la testimonianza di una donna che è guarita ed è oggi attiva per i diritti dei pazienti alla cura con la cannabis.

La polizia di Garden City, nel Kansas dove Shona vive ha fatto chiudere da una settimana l’account Facebook di Shona, utilizzato per raccogliere fondi per sua la difesa legale dopo che gli agenti avevano preso in custodia il figlio di 11 anni e poi fatto irruzione in casa sua senza un mandato. Il 24 marzo 2015, il figlio di Shona ha manifestato a scuola il suo dissenso nei confronti di argomentazioni contro la cannabis portate in un corso sugli stupefacenti da un “counselor”, insegnante esterno per attività extradidattiche. Il ragazzo è statoprelevato, interrogato e affidato ai servizi sociali.

La legge ha consentito ai poliziotti di cominciare una perquisizione dell’abitazione di Shona ancor prima di ottenere un mandato. Le è stato poi comunicato che l’imputazione a suo carico verrà comunicata successivamente e che per il momento non era in arresto. Oggi, 20 aprile 2015, è prevista un’udienza in merito alla sorte sua, del figlio e del marito, dal quale è separata. È attivo su twitter l’hashtag #SupportShona e con l’aiuto degli attivisti sono stati finora raccolti 20mila dollari per le spese legali.

In rete il video che mostra l’arrivo di Shona a casa sua invasa da 5 o 6 agenti di polizia per procedere alla perquisizione. La donna chiede dove si trovi suo figlio e loro dichiarano semplicemente che il ragazzo è “well being” e al sicuro. Non le permettono di entrare in casa e attendono il mandato per poi cercare prove, ovvie, della presenza di cannabis in casa. Nel frattempo i poliziotti perquisiscono il giardino.

Un altro caso che esplode le contraddizioni di Stati che da un lato legalizzano o chiudono un occhio sulla cannabis “per adulti” sotto pressione del business miliardario e dall’altro lasciano libero il potere giudiziariodi ribaltare gli equilibri di una famiglia normale e non disagiata per semplice possesso di una pianta medicinale. Negli Stati Uniti saranno frequenti nei prossimi anni gli episodi di discriminazione nei confronti dei genitori che utilizzano cannabis terapeutica e noi ne seguiremo le vicende anche per scongiurare episodi simili si possano ripetere a anche in Italia.

Stefano Mariani

20 aprile 2015
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