Fibromialgia: gli effetti benefici della cannabis in un nuovo studio clinico

Fibromialgia: gli effetti benefici della cannabis in un nuovo studio clinico

Nuovi studi ad evidenziare l'efficacia della Cannabis nel trattamento dei sintomi dovuti alla Fibromialgia

In uno studio con 26 pazienti con fibromialgia, che erano stati trattati in due ospedali in Israele (Laniado Hospital di Kiryat Sanz e Nazareth Hospital di Nazareth) la cannabis ha migliorato i sintomi della patologia.

L'età media dei pazienti era di 37,8 anni e il dosaggio medio di cannabis era di 26 grammi al mese. Tutti i partecipanti hanno completato un questionario per la valutazione della gravità della fibromialgia (Revised Fibromyalgia Impact Questionnaire).

I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinica Rheumatology e nelle conclusioni i ricercatori fanno notare che: "Il trattamento con cannabis medica ha significativi effetti favorevoli sui pazienti affetti da fibromialgia, con pochi effetti collaterali".

Dopo l'inizio del trattamento con cannabis, tutti i pazienti hanno riportato un miglioramento significativo in ogni parametro del questionario e 13 pazienti (50%) hanno interrotto l'assunzione di altri farmaci per la fibromialgia. Otto pazienti (30%) hanno avuto effetti avversi molto lievi.

Di recente la Regione Emilia-Romagna è stato il primo ente pubblico italiano ad aver creato un ampio documento per la diagnosi ed il trattamento della patologia spiegando che: “Verso il futuro lo sguardo che il gruppo di lavoro vuole proporre con il documento è rivolto a promuovere e incentivare la ricerca, in particolare sui cannabinoidi e sulle interazioni con l’alimentazione; unico modo concreto per rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti, contrastando l’estrema proliferazione di fantomatiche cure che danneggiano la salute e il portafoglio delle persone con fibromialgia”.

Come raccontava il comunicato stampa: “La fibromialgia fino ad oggi è stata considerata “malattia invisibile” proprio a causa dell’impossibilità di diagnosticarla con esami strumentali specifici. Inoltre, gli specialisti non dispongono di terapie specifiche, non esiste una terapia precisa per questa patologia, ma fino ad oggi tanti approcci diversi quanti sono i pazienti”.

9 aprile 2018
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