Sei un farmacista e parli di cannabis? Rischi di commettere un reato

Sei un farmacista e parli di cannabis? Rischi di commettere un reato

"Parlare di Cannabis Terapeutica può rappresentare un reato. Dopo aver partecipato a diversi convegni atti a divulgare nelle opportune sedi l’informazione scientifica relativa alla cannabis intesa come terapia e dopo aver scritto articoli pubblicati su riviste scientifiche, ci troviamo a dover oscurare sul nostro sito qualsiasi capitolo relativo alle preparazioni a base di cannabis, sia scritto da noi sia scritto da altri".

E' il messaggio con cui la farmacia San Carlo gestita dal dottor Mantovani in provincia di Ferrara ha comunicato ai pazienti che a tutte le farmacie italiane che dispensano cannabis è stato inviato un richiamo ufficiale.

"Ci troviamo spiazzati", continuano a spiegare i dottori della farmacia spiegando che: "E’ così che vanno le cose: chi cerca di lavorare bene e veicolare il giusto messaggio rischia la chiusura dell’esercizio, rischia ammende esose, rischia il penale, rischia l’amministrativo… Invece basta guardare su Google e lì si veicolano messaggi sbagliati e fuorvianti soprattutto per i malati che, spesso disperati cadono nelle maglie di un business senza remore. Si assiste a chi può tranquillamente ed in modo imperterrito continuare a pubblicare idiozie senza rischiare minimamente quello che rischiamo noi".

Quella di divulgazione delle doti terapeutiche e delle informazioni sulle preparazioni è un'attività che diversi medici e farmacisti avevano iniziato, proprio per provare a colmare in prima persona l'assenza di informazioni precise a livello istituzionale, che porta centinaia di medici e pazienti a non sapere come fare o a chi rivolgersi per portare avanti la propria terapia nel migliore dei modi: "Medici e pazienti ci chiamano in continuo per chiedere informazioni; per garantire un servizio migliore volevamo aiutare, nel limite delle nostre capacità, con una corretta informazione, senza lasciare nessuno in balia del web. Come noi, altri professionisti, medici e farmacisti, sono impegnati nella divulgazione della corretta informazione scientifica ma questa circolare ci ha frenato e da oggi i preparati a base di Cannabis Terapeutica non verranno più nominati".

Da oggi in poi i farmacisti potranno dare le informazioni richieste solo "Dietro apposita richiesta del medico", in privato. "Non verrà pubblicato più nulla finché, e ci speriamo a breve, la situazione non troverà una soluzione e si cambierà una legge del 1990, anno in cui la cannabis non era ancora diventata legale da un punto di vista medico".

Il riferimento è alla legge sugli stupefacenti, la 309 del 1990, che vieta di fare pubblicità, anche indiretta, alle sostanze stupefacenti. Un problema di cui ci eravamo già occupati tempo fa, quando il ministero della Salute comminò multe da oltre 8mila euro alle farmacie che, anche inconsapevolmente, erano tra gli elenchi di motori di ricerca che mostravano la loro disponibilità di cannabis, un modo per aiutare i pazienti ad approvvigionarsi del proprio farmaco. La cosa che aveva lasciato basiti diversi esperti e professionisti del settore, è il fatto che, ad esempio, ci siano da anni centinaia di farmacie che sono presenti in motori di ricerca del tutto simili, nei quali vengono indicate le scorte ad esempio di morfina e oppiacei, sostanze stupefacenti molto più pericolose della cannabis, senza che nessuna multa sia mai stata comminata.

"Speriamo che con questo nuovo Governo", concludono i medici della farmacia, "indipendentemente dal colore, si possa fare chiarezza e si possa far lavorare i professionisti del settore in maniera adeguata senza queste situazioni che vanno solo a discapito delle persone che credono nel loro lavoro, nell’informazione, nella divulgazione della ricerca scientifica e soprattutto dei pazienti".

Mario Catania

19 aprile 2018
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