Il ministero della Salute ha in realtà preparato un bando per l'importazione di circa 100 chilogrammi di cannabis che però, nel migliore dei casi, non sarà disponibile prima di febbraio. "Da ciò che sappiamo è un bando al quale parteciperanno diverse aziende che andranno esaminate; una volta vinto il bando l'azienda prescelta invierà la cannabis a Firenze per le analisi prima di essere distribuita, ma l'emergenza è adesso".
La notizia della risposta del ministero arriva direttamente da Elisabetta Biavati, tra i fondatori del neonato comitato, con la voce rotta e affaticata dai dolori visto che da giorni è costretta a limitare l'uso di cannabis per cercare di preservare le poche scorte rimaste.
Il problema principale rimane il fatto che il ministero della Salute continui a sottostimare il fabbisogno di cannabis dei pazienti italiani. Il direttore dello Satibilimento di Firenze Antonio Medica ha spiegato di recente che con l'ampliamento della struttura si arriveranno a produrre 150 chilogrammi di cannabis l'anno dal 2019. Non solo, perché il ministro Lorenzin ha ribadito che il fabbisogno di cannabis per l'Italia è di 300 chilogrammi l'anno, quantitativo che nel 2017 è stato in pratica esaurito a giugno.
Per capire come viene gestita la cannabis in altri Paesi in cui è legale dal punto di vista medico, basti sapere che in Israele con 8 milioni di abitanti e 30mila pazienti nel 2016 sono state distribuite 11,5 tonnellate di cannabis medica. In Canada, con 35 milioni di abitanti e 200mila pazienti circa 9 tonnellate in aggiunta a quella che oltre 10mila pazienti sono autorizzati a coltivare per sé. In Italia, con 65 milioni di abitanti ed i pazienti in costante crescita, secondo il ministro della Salute il fabbisogno è di 300/350 chilogrammi l'anno.
"Non si rendono conto che il numero di pazienti sta aumentando a livello esponenziale. Io lo so perché parlo con i medici. In ospedale ieri diversi neurologi mi hanno spiegato che hanno iniziato a prescriverla, peccato che non ce ne sia più nelle farmacie. L'anno prossimo rischiamo di trovarci in una situazione perfino peggiore".
Intanto Elisabetta sta razionando la poca cannabis che le è rimasta. "Faccio fatica a parlare ed il tremore è notevole e non mi permette di stare in piedi da sola. 15 giorni fa dopo essermi alzata in piedi ho perso l'equilibrio e non riuscendo più a camminare sono caduta: mi sono rotta una costola ed il setto nasale. Non avere la continuità terapeutica per me significa anche non mangiare e perdere peso costantemente. Il Bedica arriverà fino a fine gennaio, ma non so se ci arriverò io", conclude, trovando la forza, nonostante tutto, di fare un sorriso. "Cerco di non pensarci, con la speranza che lo Stato possa intervenire prima per tutelare la salute mia e di migliaia di altri pazienti".
Mario Catania