Il viceministro Pierpaolo Sileri
Sileri ci ha ascoltato attentamente. Ha subito commentato: "Ho capito che voi ne sapete molto più di me di quello che realmente sta succedendo, siete molto informati e siete sul campo, quindi secondo me non dobbiamo indagare quali sono i problemi ma ora occorre iniziare a risolverli". Sono rimasta piuttosto scioccata dalle sue parole, una cosa del genere non l'avevo mai sentita. Ha stabilito che, nonostante tutti problemi che ci sono a causa del virus, ci incontreremo ogni tre settimane. Già per il prossimo incontro ci ha chiesto di consegnare proposte concrete per risolvere i problemi che abbiamo sollevato. Ha sostenuto che anche i pazienti possono aiutare proponendo soluzioni sulla base delle loro esperienze. Ha detto che non vuole costituire un tavolo tecnico come al solito composto da troppe persone. Vuole un cerchio ristretto di persone per portare realmente avanti questo dialogo verso soluzioni concrete".
"Abbiamo insistito sulla carenza, sul fatto che né l'istituto farmaceutico né le importazioni riescono a colmarla. A riguardo abbiamo le idee chiare. Gli ho infatti inviato un progetto che ha fatto il dottor Carlo Privitera per quanto riguarda la regolamentazione della cannabis terapeutica in Italia. Posso dire che parlando anche con altri parlamentari che hanno reso possibile questo incontro, la linea del Ministero sembra essere quella di apertura a nuove licenze".
"Il risultato più importante è posso essere finalmente sicura che hanno capito bene quali sono i problemi. Ora sta a noi portare le giuste proposte".
Dal 13 giugno 2019, il Comitato ha lanciato un questionario per raccogliere le testimonianze dei pazienti trattati con cannabis medica. Il questionario è stato compilato da 259pazienti di età compresa tra 2 e 87 anni residenti in Italia. La maggior parte dei partecipanti (83,78%) ritiene che i propri diritti all'accesso alla cannabis medicinale non siano protetti. L'88% ritiene che gli operatori sanitari abbiano bisogno di ulteriore istruzione sulla cannabis. La maggioranza degli intervistati (52,83%) segnala problemi per quanto riguarda la continuità terapeutica. La frammentazione regionale non aiuta poi a garantire a tutti eguali diritti di accesso alle cure. La scarsa disponibilità di fitocannabionoidi presso le farmacie, la reticenza di alcuni medici nel prescrivere la terapia e la carenza delle adeguate varietà di cannabis hanno spinto molti pazienti a cercare nel mercato illegale, le cure che dovrebbero essere erogate gratuitamente dal SSN.
Romana De Micheli