Anche se in alcune Regioni sta crescendo la consapevolezza della necessità dei pazienti di accedere liberamente alle cure con farmaci a base di cannabis, il problema, che si traduce in costi molto alti di approvvigionamento per i pazienti, rimane quello dell'importazione del farmaco.
Dopo l'impegno dell'associazione di Racale LapianTiamo, fondato da due malati di sclerosi multipla che proprio del diritto di coltivare la pianta per la produzione di farmaci hanno fatto il cuore della loro battaglia, che ha ricevuto il supporto delle istituzioni locali e regionali, in Puglia è stata depositata una legge in questo senso dal parlamentare Sergio Blasi.
La proposta di legge si basa su due articoli: nel primo si spiega che: "Al fine di ridurre il costo dei medicinali cannabinoidi importati dall'estero, è autorizzata ad avviare azioni sperimentali con lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze o con altri soggetti autorizzati, sulla base della normativa vigente" per risolvere il problema della coltivazione, mentre il secondo articolo mira a "ridurre le spese connesse all'acquisto e alla preparazione di medicinali cannabinoidi" tramite "la possibilità di centralizzare acquisti, stoccaggio e distribuzione alle farmacie ospedaliere abilitate". Questo "può consentire la realizzazione di economie di scala".
Recentemente è stato fatto un appello dal consigliere regionale della Toscana Enzo Brogi, mentre il senatore Luigi Manconi ha lanciato una petizione, sempre col fine di produrre i medicinali anche nel nostro Paese, invece che importarli. Ma di recente, come denunciato dall'associazione Luca Coscioni, il decreto che dopo l'abolizione della Fini-Giovanardi ha riposizionato la cannabis in tabella 2, ha anche ripristinato l’articolo 26 sul divieto di coltivazione, senza prevedere nessuna eccezione per gli scopi terapeutici.
Redazione Cannabisterapeutica.info