Non c'è più cannabis nemmeno per i bambini: "Significa perdere i benefici acquisiti"

Non c'è più cannabis nemmeno per i bambini: "Significa perdere i benefici acquisiti"

Il dottor Luca Manfredini (al centro)

Quello che posso dire è che un giorno sì ed uno no ricevo una mail o una telefonata da parte di un genitore di un bambino che ha una patologia per la quale potenzialmente sarebbe utile la cannabis. Se ne parla di più e cominciano ad esserci esperienze positive sia negli adulti che in ambito pediatrico, anche se più limitate, quindi c'è molta meno diffidenza rispetto ad un tempo e le richieste sono decisamente aumentate. Non so quale possa essere la pianificazione della fornitura, ma nel 2017 intorno alla fine di agosto abbiamo iniziato ad avere difficoltà nel reperire la cannabis e quindi se non si fa un'adeguata pianificazione c'è il rischio che andremo a finire nella stessa direzione anche perché le richieste oggettivamente aumentano progressivamente.
Anche in ambito pediatrico c'è il passaparola tra i pazienti ed i genitori si parlano e si informano.

In Canada e in Israele, che sono paesi meno popolosi del nostro, ne dispensano tra le 9 e le 11 tonnellate l'anno, da noi la cannabis a disposizione per quest'anno sarà circa 400 chili a fronte dei 300 del 2017...
La differenza da noi con il 2017 è irrisoria e l'aumento si pazienti sarà ben superiore. Solo oggi da noi ci saranno 40 o 50 pazienti che aspettano di essere valutati, ma ad ottobre mi sono fermato, perché quando ho visto che avevamo difficoltà a proseguire con i pazienti già in trattamento ovviamente non ho arruolato nessun altro anche perché inserire un paziente e poi, dopo 15 giorni quando magari arrivano i primi risultati positivi, sei costretto a dover sospendere la terapia, allora tanto vale non iniziare nemmeno.

Cosa direbbe al ministro della Salute Lorenzin o a chi sarà incaricato a marzo se ne avesse la possibilità? Da medico secondo lei qual è la priorità?
Direi che dovrebbe venire un giorno a fare l'ambulatorio con me. Solo questo. E parlare con i genitori e vedere i pazienti dopo un mese di trattamento.
La cosa più bella che mi ha detto una mamma di una bambina che aveva una situazione di epilessia farmaco-resistente molto importante con crisi continuative, mi ha detto: "Dottore dopo 3 mesi da quando abbiamo introdotto la cannabis io finalmente sono ritornata a lavorare, mezza giornata, perché ho trovato una persona che aveva il coraggio di stare con mia figlia". Un risultato non da poco, nessuno prima aveva il coraggio di stare con la figlia per i continui episodi convulsivi invece così la situazione era decisamente più controllata e la cannabis ha dato loro l'opportunità di riprendere anche una vita sociale normale. L'ho visto come un risultato molto positivo aldilà del numero delle crisi al giorno e del miglioramento del tracciato nell'elettroencefalogramma; un segno molto evidente del fatto che comunque qualcosa era cambiato talmente tanto che erano anche migliorata la vita quotidiana della famiglia.
Noi ci proviamo in tutti i modi per cercare di far passare questo messaggio.

Mario Catania

24 gennaio 2018
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