Morbo di Parkinson

Il Morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa ad andamento progressivo più diffusa nella popolazione anziana, colpisce circa il 10% delle persone sopra gli 80 anni. Esistono delle forme di Parkinson giovanile, con esordio sopra i 40 anni, ma sono molto rare. Le cause sono tutt’ora sconosciute, possono essere sia genetiche che ambientali.

Diagnosi e sintomi

Per questa patologia la diagnosi è clinica e si basa sul riscontro di sintomi tipici, tra i quali i più comuni sono: tremore a riposo, rigidità, lentezza e diminuzione dei movimenti (bradicinesia) e instabilità della postura e/o dell'andatura. Se i sintomi motori permettono la diagnosi di Parkinson, purtroppo non sono gli unici a manifestarsi. Anzi, col tempo è il peso dei cosiddetti sintomi non motori a gravare maggiormente sulla qualità della vita del paziente. Depressione e altri sintomi come dolore, fatica, ansia, attacchi di panico, deficit cognitivo, disturbi gastrointestinali e demenza possono insorgere nel corso della malattia, in fase più o meno precoce. L’esordio spesso insidioso della malattia, la mancanza di sintomi specifici e di strumenti diagnostici, l’ignoranza diffusa e lo stigma, sono tutti fattori che rendono la diagnosi iniziale difficoltosa.

È invece importante riconoscere presto la malattia perché le terapie disponibili sono tanto più efficaci quanto più precocemente vengono somministrate.

La terapia

Non ci sono cure per il Parkinson ma ci sono farmaci e strumenti che possono migliorare la qualità della vita del paziente. I trattamenti odierni, come la Levodopa, mirano a ripristinare la funzione dopaminergica, perché nel cervello dei pazienti è stata osservata una carenza di dopamina. Altro farmaco molto utilizzato sono gli agonisti della dopamina. Accanto alla terapia farmacologica molti medici consigliano di affiancare quella psicologica, oltre a raccomandare di fare sport e di mantenere una dieta equilibrata.

La cannabis terapeutica può rappresentare un’arma un più a disposizione del medico in grado di agire sui sintomi fisici così come su quelli psicologici. I primi effetti positivi si hanno sul miglioramento della rigidità muscolare e dei tremori, quelli secondari invece riguardano il miglioramento del sonno e dell’umore. I cannabinoidi si rivelano utili anche nella gestione degli effetti collaterali della Levodopa, come nausea, vomito e discinesie.

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