Il CBD per creare una nuova classe di antibiotici: è efficace contro i batteri resistenti

Il CBD per creare una nuova classe di antibiotici: è efficace contro i batteri resistenti

Il CBDè in grado di uccidere i batteri resistenti responsabili di malattie come gonorrea, meningite e legionellosi e potrebbe essere la base di partenza per la creazione di nuovi antibiotici naturali.

A confermarlo, dopo lunghe ricerche, è uno studio condotto dall’Università del Queensland in collaborazione con Botanix Pharmaceuticals Limited, azienda specializzata in cannabinoidi sintetici, che potrebbe portare, nei prossimi anni, alla nascita di una nuova tipologia di antibiotici.

E non è una scoperta da poco, visto che secondo l'OMS la resistenza agli antibiotici è una delle minacce maggiori alla nostra salute e al nostro sviluppo.

Il CBD per la creazione di nuovi antibiotici

Secondo Mark Blaskovich, professore associato dell’Institute for Molecular Bioscience dell’Università del Queeansland, il CBD, la maggiore componente non psicoattiva della cannabis, può penetrare e uccidere numerose tipologie di batteri che, con il tempo, si sono evolute sviluppando resistenza ai normali antibiotici. Tra questi batteri anche il Gonococco di Neisser (Neisseria gonorrhoeae), responsabile della gonorrea.

La ricerca, importantissima a livello internazionale, potrebbe portare a una svolta soprattutto in Australia, dove la gonorrea è la seconda infezione sessualmente trasmessa per numero di casi e attualmente non esiste una soluzione completamente efficace.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Communications Biology,ha dimostrato, inoltre, come il CBD sia ampiamente efficace su un numero ben maggiore di batteri Gram-positivi; tra questi anche i patogeni resistenti agli antibiotici come lo Staphylococcus aureus,immune alla meticillina e tra le principali cause della polmonite.

“Il cannabidiolo”, continua il dottor Blaskovich, “è particolarmente abile ad abbattere i biofilm di batteri, ossia quei gruppi di microrganismi che si aggregano dando vita a una patina più resistente, come accade con la placca dentale, per esempio, e spesso in grado di resistere agli antibiotici”.

Il team del Centre for Superbug Solutions guidato dal professor Blaskovich, basandosi sulle proprie ipotesi e sugli studi condotti sui topi nel 2019, ha simulato in laboratorio un trattamento di due settimane per studiare la velocità e le tipologie di mutazioni compiute dai batteri per sopravvivere all’azione aggressiva del CBD: “Crediamo che il cannabidiolo intervenga uccidendo le membrane più esterne dei batteri, ma ancora non sappiamo esattamente come avvenga questo processo e saranno quindi necessarie ulteriori analisi e ricerche”.

Gli analoghi del CBD efficaci contro i batteri

Il team ha fatto però un’ulteriore scoperta: gli analoghi strutturali, i composti creati cambiando leggermente la struttura molecolare del CBD, sarebbero ugualmente efficaci contro i batteri.

“Questa scoperta è particolarmente interessante, perché è dagli anni Sessanta che non abbiamo nuove classi molecolari di antibiotici per le infezioni date da batteri Gram-negativi, caratterizzati da una doppia membrana esterna che funge da ulteriore protezione contro gli agenti esterni come gli antibiotici. Ora, invece, possiamo pensare di creare nuovi analoghi del CBD con proprietà e capacità migliorate”.

Vince Ippolito, presidente del consiglio di amministrazione di Botanix, sottolinea l’enorme potenziale della ricerca e l’importanza di sviluppare nuovi ed efficaci trattamenti per combattere la crescente minaccia batterica data dalla resistenza agli antibiotici attualmente in circolazione. La Botanix, inoltre, proprio sulla base di questi studi, ha deciso di inserire la nuova formulazione nei trial clinici e, in particolare, nei trattamenti di decolonizzazione batterica nelle fasi pre-operatorie.

“Ora che l’efficacia del cannabidiolo contro i batteri Gram-negativi è stata accertata, stiamo cercando il modo per sfruttarla al meglio. La ricerca, però, non si è conclusa e procederà con nuovi studi per trovare molecole simili e aprire la strada a una nuova classe di antibiotici”.

Martina Sgorlon

PER APPROFONDIRE:

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11 marzo 2021
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