Cannabis ed epilessia: il potenziale anticonvulsivante dei cannabinoidi

Cannabis ed epilessia: il potenziale anticonvulsivante dei cannabinoidi

La Fondazione nazionale americana per l’epilessia ha dichiarato quest’anno di supportare ufficialmente l’uso medico della cannabis. Nel comunicato oltre a citare numeri e prove scientifiche vengono chiesti cambiamenti politici a livello statale e federale per agevolare l’accesso alla cannabis medica per i pazienti e la ricerca scientifica: "Alcuni malati di epilessia possono essere aiutati da un intervento chirurgico o altri trattamenti non farmacologici, ma per molti, nessuna risposta è ancora stata trovata. Le persone con convulsioni non controllate vivono con il continuo rischio di gravi lesioni e la perdita della vita".

I primi studi sugli effetti anticovulsivi dei cannabinoidi sono stati effettuati sul THC, ma con la scoperta che anche altre cannabinoidi non psicoattivi hanno le stesse capacità, la ricerca scientifica ha fatto grandi passi in avanti. Uno studio pubblicato nel novembre 2013 sulla rivista open access Peer J, getta una nuova luce nel potenziale dei cannabinoidi, in particolare la cannabidivarina (CBDV) e il cannabidiolo (CBD), riguardo a questa patologia e alle convulsioni che comporta. Secondo i ricercatori dell’Università di Reading in Gran Bretagna: "Questi risultati forniscono la prima conferma molecolare degli effetti comportamentali osservati del CBDV come cannabinoide non psicoattivo e con effetti anticonvulsione su crisi epilettiche indotte. Sono inoltre un’indicazione alla sua idoneità per lo sviluppo clinico". Utilizzando modelli di ratto, i ricercatori hanno scoperto che CBDV e CBD potrebbero essere efficaci non solo per le crisi epilettiche, ma anche nel trattare specifici geni correlati all’epilessia.

Gli studi pre-clinici sponsorizzati per anni dalla società GW Pharmaceuticals mostrano anch'essi cheil CBD, insieme al CBDV, ha il potenziale di ridurre le crisi epilettiche. Il suggerimento è che gli estratti di cannabis ricchi di CBD potrebbero essere efficaci nei trattamenti anticovulsivi e che sono anche meglio tollerati – visto che fino ad ora non sono stati scoperti effetti collaterali significativi – rispetto ai farmaci antiepilettici esistenti. In America la situazione si sta evolvendo velocemente ed è stata permessa la sperimentazione clinica di cannabidiolo (CBD) in diversi Stati (Alabama, Kentucky, Mississippi, Utah, e Wisconsin). La Florida ha confermato lo stanziamento di 1 milione di dollari per la creazione di un farmaco ricco di CBD, mentre la Georgia e lo stato di New York hanno sviluppato degli accordi con la GW Pharmaceuticals per testare il farmaco antiepilettico a base di CBD che la società ha già sviluppato.

Tutto è partito dalla storia di Charlotte Figi, affetta dalla sindrome da Dravet, una forma di epilessia, che arrivava a causarle 100 crisi epilettiche a settimana. I genitori, visto che la famiglia vive in Colorado dove dal 2000 esiste una legge che prevede l’uso di cannabis, hanno scelto di curarla proprio con un estratto di cannabis ricco di CBD, chiamato Charlotte’s web, la tela di Carlotta (nella foto), che è stato creato appositamente. La bambina da più di 4 anni assume l’estratto per tenere le crisi sotto controllo e oggi, che ha da poco compiuto 7 anni, cammina da sola, va in bici e progredisce ogni giorno. Storie simili a questa hanno portato cambiamenti concreti come nel New Jersey, dove è stata legalizzata la cannabis a livello terapeutico anche per la battaglia durata due anni dei genitori di Vivian Wilson, altra bimba affetta dalla sindrome di Dravet, o nello Utah dove Gage Froerer ha introdotto un progetto di legge che permetterebbe l’accesso alla cannabis terapeutica per i bambini, proprio con lo scopo di permettere l’assunzione di farmaci che ne blocchino le convulsioni, in seguito ad una promessa fatta lo scorso autunno ad un gruppo di madri con bambini epilettici.

Redazione Cannabisterapeuica.info

Pubblicato sulla rivista Cannabis terapeutica, n°1 – giugno/luglio/agosto 2014

10 agosto 2014
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