CBD per l'iperidrosi: due case study che fanno ben sperare

CBD per l'iperidrosi: due case study che fanno ben sperare

Il CBD potrebbe aiutare a controllare e a ridurre l’iperidrosi, una condizione che causa eccessiva sudorazione. La scoperta è arrivata al termine di due studi condotti da un team di ricercatori di San Paolo, in Brasile. Ecco tutti i dettagli.

Cos’è l’iperidrosi

L’iperidrosi è una condizione per la quale le ghiandole sudoripare reagiscono in modo eccessivo agli stimoli e, solitamente, sono iperattive producendo più sudore di quanto fisiologicamente necessario, causando così in molti casi danni sociali, emotivi e professionali.

Secondo i dati più recenti condivisi dalla Società Internazionale di Iperidrosi (IHHS), questa condizione colpisce quasi il 5% della popolazione a livello globale, senza particolari predisposizioni in termini di età o sesso. Due le tipologie di iperidrosi individuate: focale (o primaria), che quindi interessa esclusivamente alcune aree del corpo, in primis viso, palmi delle mani, ascelle e piedi; e generalizzata, che invece suggerisce un’eziologia secondaria, come calore eccessivo, obesità, infezioni, disturbi endocrini, tumori neuroendocrini, neoplasie, disturbi neurologici, tossine e precedenti lesioni del midollo spinale. A differenza dell'iperidrosi primaria, quella generalizzata si presenta spesso nell'età adulta con un'eccessiva sudorazione che si verifica sia durante la veglia che durante il sonno.

Attualmente, i trattamenti dipendono dai sintomi presentati e possono comprendere terapie a base di cloruro di alluminio al 20% topico, tossina botulinica di tipo A (Botox) e tipo B (Myobloc) e agenti anticolinergici (glicopirrolato, propantelina e ossibutinina). Nei casi più gravi, invece, si ricorre alla simpatectomia, ossia un intervento chirurgico che consiste nell’interruzione delle vie nervose in alcune aree del corpo; nonostante l’intervento, però, l’iperidrosi può ricomparire. Ora, un team di ricercatori di San Paolo, in Brasile, sta studiando un’alternativa.

CBD e iperidrosi: i due case study

Guidato dal professor Rubens Pitliuk dell’Hospital Israelita Albert Einstein di São Paulo, il team ha provato a trattare due casi di iperidrosi utilizzando il cannabidiolo (CBD); per entrambi si è assistito a un miglioramento significativo e inaspettato. Ecco i risultati dello studio scientifico su CBD e iperidrosi pubblicato su einstein.

Primo caso: il trattamento con CBD

Il primo studio ha coinvolto un paziente di sesso maschile di 43 anni sociofobico fin dall’adolescenza e che, per migliorare la propria condizione e ridurre l’iperidrosi (spesso affiancata da tachicardia, dispnea e ansia), era già stato sottoposto a diversi trattamenti: psicoterapia, duloxetina, desvenlafaxina, paroxetina, clonazepam, escitalopram, propranololo, ossibutinina, quetiapina, valproato, aripiprazolo; solo per citarne alcuni. Tutte le terapie si erano rivelate inefficaci e presentavano effetti collaterali, tra i quali lo stesso l’aumento della sudorazione.

Durante lo studio, il paziente è stato trattato con una dose di 300 mg di CBD (senza tetraidrocannabinolo) circa 1 ora prima di andare al lavoro e in vista di un’importante presentazione in pubblico. Il trattamento è stato preceduto da una dose di prova di 50 mg di CBD in una giornata trascorsa in casa, così da evitare eventuali effetti collaterali a sorpresa durante il lavoro.

Dopo l’inizio del trattamento, “il paziente ha notato che quando salutava le persone non aveva più bisogno di asciugarsi le mani su un fazzoletto che teneva in tasca”, spiegano i ricercatori. “Con il proseguimento della terapia a base di CBD, l’iperidrosi non è ricomparsa, ma quando, da solo, l’uomo ha interrotto l’utilizzo del cannabidiolo, nel giro di pochi giorni l'iperidrosi è tornata. La terapia con CBD è stata così riavviata e il paziente ha notato miglioramenti fin dal primo giorno”.

Da settembre 2019 il paziente segue una terapia con una dose di 25 mg di CBD divisa in due fasi della giornata: al mattino e all'ora di pranzo.

Secondo caso: il trattamento con CBD e THC

Il secondo caso, invece, riguarda una paziente di 27 anni con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, compromissione del sistema nervoso autonomo ed epilessia. Tra i disturbi correlati a tale condizione sono stati registrati: dolore multisegmentale, ansia, sudorazione alle mani, difficoltà a relazionarsi con le persone e disagio della minzione caratterizzato da un bisogno frequente e urgente di urinare.

Prima di iniziare il trattamento con CBD, la paziente aveva già utilizzato diversi farmaci ed era già stata sottoposta a differenti terapie (imipramina, ossibutinina, clonazepam, stimolazione elettrica transcutanea), ma senza un reale miglioramento dei disturbi e, in alcuni casi, con il loro peggioramento o l’insorgere di nuovi effetti collaterali.

In questo caso, per lo studio, è stata suggerita una combinazione di CBD e THC fino allo 0,3%, partendo da una dose di 10 mg giornalieri. “La situazione della paziente si è evoluta con un importante miglioramento dei suoi disturbi e, sorprendentemente, della sudorazione delle mani”, hanno spiegato i ricercatori. A oggi, la paziente continua a usare il CBD con ottimi risultati.

Entrambi i casi, quindi, hanno dimostrato il successo del CBD nel controllo dell'iperidrosi e suggeriscono l'uso del cannabidiolo come nuova possibilità di trattamento, anche se saranno necessarie ulteriori indagini.

Martina Sgorlon

12 aprile 2022
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