Un nuovo studio scientifico suggerisce che la cannabis potrebbe essere un valido sostituto degli oppiacei, efficaci nel trattamento del dolore ma altamente assuefacenti, mentre i ricercatori continuano a esplorare i potenziali benefici della cannabis per la salute in un contesto di crescente crisi nazionale degli oppiacei negli Stati Uniti.
70,168. È il numero di persone morte per overdose da oppioidi negli Stati Uniti nel 2020, con un aumento del 37% rispetto all’anno precedente, secondo un rapporto pubblicato su Lancet. Secondo lo studio, dal 1999 al 2020 i decessi dovuti alla prescrizione e alla non prescrizione di oppioidi sono aumentati di oltre otto volte negli Stati Uniti, con più di 550mila morti in un periodo di 21 anni.
Secondo il report, in assenza di interventi, potrebbero esserci più di 1,2 milioni di morti per oppiacei negli Stati Uniti e in Canada entro il 2029.
Carolyn Pritchett, neuroscienziata dell’Emerald Coast Research e ricercatrice dell’indagine, ha riconosciuto che “un gran numero di persone sente il bisogno di assumere farmaci antidolorifici oppioidi”, ma “se c’è la possibilità di utilizzare un farmaco con effetti collaterali meno dannosi, tra cui un minor rischio di overdose e di morte, allora dovrebbe essere preso in considerazione”.
“L’uso di farmaci antidolorifici a base di oppiacei può essere ridotto o addirittura interrotto, soprattutto nei pazienti con dolore cronico, subito dopo l’accesso alla cannabis terapeutica legalizzata”, hanno detto i ricercatori nello studio. “L’avvio di leggi sulla cannabis medica potrebbe portare a cambiamenti nella salute pubblica grazie ai potenziali effetti di risparmio di oppioidi della cannabis medica senza peggiorare il funzionamento della salute”.
In uno studio su 40 pazienti che soffrono di dolore cronico da osteoartrite l’assunzione media giornaliera di oppiacei, misurata in milligrammi equivalenti di morfina, è diminuita da 18 a 10 in 6 mesi. I ricercatori del Sidney Kimmel Medical College della Thomas Jefferson University di Filadelfia, USA, hanno anche scoperto che il 38% ha ridotto a 0 il consumo di oppioidi. Lo studio è stato pubblicato su Cureus con il titolo “Medical Cannabis Use Reduces Opioid Prescriptions in Patients With Osteoarthritis”.
Negli stati dove la cannabis per uso ricreativo o medico è legalizzata le morti per overdose causati dagli oppiacei diminuiscono fino al 35%. Questa la scoperta della rivista Economic Inquiry che in un recente studio, “The Effects of recreational marijuana legalization and dispensing on opioid mortality”, ha fatto il punto sull’accesso alla cannabis legale negli Stati Uniti, evidenziando appunto un calo fino al 35% dei morti fra i consumatori abituali di medicinali a base di oppio. Per gli autori il motivo è da ricercare nell’auto-trattamento, cioè nell’uso totalmente autonomo di cannabis per alleviare il dolore al posto dei derivati dall’oppio e il nesso causale tra la cannabis legale e la riduzione delle morti è risultato essere “molto forte”.
Johnson & Johnson, insieme a tre dei più grandi distributori farmaceutici a livello globale hanno raggiunto un accordo da 26 miliardi di dollari per risolvere le circa 3mila cause che erano state intentate loro da parte di governi statali, amministrazioni comunali e anche organizzazioni tribali, con l’accusa di aver fomentato la crisi degli oppioidi. L’accusa per produttori e distributori era di aver minimizzato il rischio di dipendenza dagli oppioidi, mentre allo stesso tempo si incoraggiavano i medici a prescrivere le pillole tramite benefit, anche a persone che non ne avevano bisogno.
Mario Catania
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