Ci sono particolari che fanno ben sperare per il futuro della canapa in Italia. Certo, il Friuli-Venezia Giulia forse non è rappresentativo per tutta Italia, vero anche che la cannabis terapeutica è politicamente più semplice da sostenere di quella “ludica”. Tutto giusto per carità, però il dato è comunque senza precedenti: all’assemblea regionale si parla della possibilità di chiedere a Roma l’autorizzazione per allestire una coltivazione di cannabis e tutti sono d’accordo. Quindi dopo Piemonte ed Alto Adige un'altra Regione Italiana chiede di poter coltivare cannabis terapeutica andando oltre la produzione sperimentale dello Stabilimento di Firenze.
DEBORA SERRACCHIANI: “LASCIATECI COLTIVARE LA CANNABIS”. A dare il via alla discussione era stata la Presidente della Regione (nonché vice-segretaria del PD) Debora Serracchiani: “Considero giusto e doveroso dal punto di vista morale e politico fare tutto il possibile affinché i farmaci più efficaci siano somministrati ai malati. Se tra questi c’è la cannabis, devono poterla avere senza spendere grandi somme o ricorrere al mercato illegale. C’è una legge che lo consente e va applicata. Stiamo valutando l’ipotesi di chiedere l’autorizzazione alla coltivazione, con tutti i parametri di sicurezza richiesti, e in questo senso vorrei sensibilizzare il Ministro della Salute”.
LEGA, NCD, FORZA ITALIA: TUTTI CON LA CANNABIS MEDICA. Affermazioni nette, che un tempo neanche troppo lontano avrebbero alzato una levata di scudi da parte di una buona metà dell’arco politico. Invece anche dalle opposizioni tutti d’accordo. Alessandro Colautti (Ncd, cioè il partito di Giovanardi): “sto lavorando personalmente, ho parlato con lo staff del ministro Lorenzin per sviluppare la coltivazione in Friuli, dove abbiamo aziende capaci di garantire il processo e sottrarre così i malati allo spaccio”. Rodolfo Ziberna (Forza Italia): “Sono favorevole a tutto ciò che migliora la qualità di vita del malato. È una terapia meno invasiva di altre, che non genera danni e assuefazione come nel caso degli oppiacei. Faremo il possibile per arrivare all’applicazione”. Barbara Zilli (Lega Nord): “Non può rimanere lettera morta una legge che favorisce cure naturali, atte ad alleviare il dolore in presenza di malattie gravi”.
QUANTO TEMPO E’ PASSATO DAL 2012!? Appena tre anni fa le regioni che approvavano leggi per l’accesso alle terapie mediche a base di cannabis si trovavano di fronte una vera battaglia da combattere. Prima a livello interno, dove il centro-destra era quasi sempre contrario (fece eccezione la Lega in Veneto, dove il governatore Zaia approvò una legge per la cannabis terapeutica) e poi nel governo nazionale. Il Consiglio dei Ministri (estate 2012) fece ricorso contro la normativa per la cannabis terapeutica approvata dalla Liguria, accusandola di invadere l’ambito legislativo dello Stato, mentre il governo Monti, tramite il Dpa (Dipartimento politiche antidroga), nel novembre 2012, fece ricorso contro la legge approvata dal Veneto.
RIMANGONO TANTI OSTACOLI, MA IL CLIMA E’ MIGLIORATO. Oggi rimangono ancora tanti ostacoli per garantire un accesso rapido, dignitoso ed economico alle cure a base di cannabis. Ostacoli di tipo politico, visto che ancora tante regioni non riconoscono il rimborso alle cure a base di cannabis, costringendo di fatto a rivolgersi agli spacciatori chi non è benestante, ma anche di tipo culturale, visto che ancora tanti (troppi!) medici – forse per ignoranza, o forse perché “convinti” dagli informatori delle case farmaceutiche – rifiutano di prescrivere i farmaci a base di cannabinoidi pur essendo tenuti a farlo. Rimangono ancora questi ed altri ostacoli, ma è comunque bello constatare come il clima sia cambiato in meglio in pochi anni. Anche in Italia.
Andrea Legni per dolcevitaonline.it