L’uso della cannabis per gestire l’ansia divide pazienti e specialisti. Può essere un’alleata… ma anche un potenziale rischio. Facciamo chiarezza
Negli ultimi anni, l’ansia, oltre al dolore cronico, è diventata una delle ragioni principali per cui molte persone si avvicinano alla cannabis, soprattutto nei paesi dove è legale a uso terapeutico o ricreativo. C’è chi la usa per dormire meglio, chi per rilassarsi dopo una giornata intensa, chi per calmare il senso di allerta costante.
Ma attenzione: se da un lato la cannabis può aiutare a ridurre l’ansia in alcune persone, in altri casi può peggiorarla nettamente. Capire quando, come e con che tipo di prodotto usarla è fondamentale.
Cannabis e ansia: cosa dice la scienza?
Il rapporto tra cannabis e ansia è bidirezionale: può sia alleviare i sintomi che scatenarli. Il motivo principale? La composizione chimica della pianta, che può variare enormemente.
I due principali principi attivi sono:
- THC (tetraidrocannabinolo) – è il composto psicoattivo. A basse dosi può essere ansiolitico, ma a dosi elevate è noto per causare ansia, paranoia e attacchi di panico.
- CBD (cannabidiolo) – non è psicoattivo. Ha effetti modulatori sull’ansia, agendo sui recettori della serotonina (5-HT1A) e su quelli GABAergici. Spesso riduce gli effetti ansiogeni del THC.
In sintesi:
Molto THC, poco CBD = rischio più alto di ansia
Molto CBD, poco THC = effetto potenzialmente ansiolitico
Meccanismi biologici: come agisce la cannabis sull’ansia?
Il sistema endocannabinoide, presente nel nostro cervello, regola diverse funzioni legate all’umore, al sonno e allo stress. La cannabis interagisce con questo sistema in modo complesso:
- Il CBD attiva indirettamente il recettore 5-HT1A, coinvolto nella regolazione dell’umore e dell’ansia (Blessing et al., 2015).
- Il THC, invece, stimola i recettori CB1 in aree come l’amigdala, che gestisce la paura e la risposta di "lotta o fuga". In alcune persone, questa stimolazione può essere ansiolitica. In altre, può accentuare lo stress.
Studi recenti: cosa dicono le evidenze cliniche?
Uno studio randomizzato del 2019 ha mostrato che il CBD (300 mg) ha ridotto significativamente l’ansia da prestazione in un test pubblico rispetto al placebo (Bergamaschi et al., Neuropsychopharmacology).
Una revisione del 2020 ha confermato che dosi moderate di CBD possono essere efficaci nel trattamento dell’ansia generalizzata, fobia sociale e PTSD, con buona tollerabilità (Skelley et al., Journal of Clinical Psychiatry).
Tuttavia, altri studi hanno riscontrato aumento di ansia in soggetti che consumavano cannabis ad alto contenuto di THC, soprattutto adolescenti o persone predisposte a disturbi psicotici (Crippa et al., 2021).
THC o CBD? Dipende da chi sei (e da come la usi)
Quando la cannabis può aiutare:
- Ansia lieve o situazionale (es. ansia da esame o sociale).
- Disturbi d’ansia generalizzata con buona risposta al CBD.
- Disturbi post-traumatici (PTSD), in contesti controllati e con dosi precise.
In questi casi, prodotti ricchi in CBD e poveri in THC (o THC controllato) possono essere d’aiuto.
Quando può peggiorare:
- In persone giovani, sensibili o con familiarità per disturbi psicotici.
- In presenza di dosi elevate di THC.
- Se si associa a caffeina, stimolanti o periodi di stress intenso.
- In uso ricreativo o non supervisionato, senza conoscenza della varietà o dosaggio.
Conclusione: ascolta la scienza (e il tuo corpo)
La cannabis non è una terapia miracolosa, e usarla per l’ansia richiede attenzione, personalizzazione e guida medica. Se usata nel modo corretto – scegliendo prodotti con CBD alto, monitorando gli effetti, evitando dosi elevate di THC – può essere una risorsa valida.
Ma se improvvisata, o assunta in contesti non adatti, può diventare parte del problema invece che la soluzione.