La "molecola del piacere" e il suo potenziale utilizzo nell'autismo

La "molecola del piacere" e il suo potenziale utilizzo nell'autismo

Struttura chimica dell'ossitocina Struttura chimica dell'ossitocina

Arriva dallo studio dell'endocannabinoide anandamide una potenziale cura per l'autismo. Si tratta di una molecola definita "interruttore della socialità", meglio nota come "molecola del piacere o della beatitudine".

Fino ad oggi, sapevamo che l’anandamide (N-arachindonoil-etanolammina o AEA, identificata per la prima volta dal dottor Raphael Machoulam) è un acido grasso endogeno derivato dall’acido arachidonico, capace di legarsi ai recettori del sistema endocannabinoide producendo sia effetti centrali che periferici a livello cerebrale; l’interazione con i recettori dei cannabinoidi, produce modificazioni del tono dell’umore e del livello di coscienza. Non a caso è stata chiamata anandamide, termine che deriva dalla parola sanscrita ananda e che significa stato di grazia o beatitudine, riferendosi appunto alla sua capacità di evocare sensazioni piacevoli.

Quello che è stato scoperto nello studio condotto da un team dell'Università della California e Irvine, guidato dal cervello italiano Daniele Piomelli e pubblicato su Pnas, è che l'anandamide, tramite la mediazione dell'ossitocina, conosciuta anche come "ormone dell'affetto o dell'amore", aumenta il piacere delle relazioni sociali. Lo studio dimostra che l’anandamide viene prodotta durante le interazioni sociali e che aumenta il piacere della socialità, quindi la predisposizione a stare insieme. Inoltre gli esperti hanno scoperto che questa molecola viene prodotta in risposta allo stimolo che giunge da un’altra parte del cervello, l’ipotalamo, mediato dall’ormone dell’affetto, l’ossitocina. Impedendo con farmaci sperimentali la degradazione dell’anandamide nel cervello dei roditori, questi si comportano come se provassero più piacere e più voglia nello stare insieme agli altri.

L’esito di questo studio è molto importante per una seria ragione: è un preziosissimo punto di partenza da cui si potranno trarre preziosi farmaci per disturbi come la fobia sociale o l’autismo: “A livello clinico questa scoperta è importante perché farmaci che potenziano gli effetti dell’endocannabinoide anandamide, da noi scoperti qualche tempo fa, potrebbero essere utilizzati per trattare il difetto di socialità che caratterizza le malattie dello spettro autistico (ASD). Abbiamo un altro lavoro in preparazione che dimostra proprio questo su modelli animali di ASD”, riferisce Piomelli.

Redazione cannabisterapeutica.info

13 novembre 2015
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