Cannabis per trattare la pancreatite cronica: la novità da un case report italiano

Cannabis per trattare la pancreatite cronica: la novità da un case report italiano

Le potenzialità della cannabis per il trattamento della pancreatite cronica in uno studio guidato dal dottor Felice Spaccavento, una condizione notoriamente difficile da gestire con le terapie convenzionali

Una paziente affetta da pancreatite cronica, dopo aver provato quasi 20 anni qualsiasi rimedio della medicina tradizionale senza che i suoi dolori e il suo malessere fossero alleviati, ha trovato una risposta nella cannabis terapeutica, che ha cancellato il dolore con cui era ormai abituata a convivere, restituendole una vita degna di essere vissuta. 

Il racconto arriva da un case report, un singolo caso clinico, raccontato dalla rivista scientifica The Journal of Cannabis Research a partire da un caso seguito dal dottor Felice Spaccavento, medico esperto in trattamenti con la cannabis, che dirige l'Unità di cure palliative della Asl di Bari. 

Pancreatite cronica: un calvario durato 20 anni, fino alla scoperta della cannabis

"La storia clinica della paziente include numerosi interventi volti a gestire la sua pancreatite cronica e ad alleviare il dolore ricorrente", si può leggere nello studio che spiega come "Nel 2003, a seguito di una diagnosi confermata di microlitiasi, è stata sottoposta a colecistectomia laparoscopica; tuttavia, questa procedura non ha fornito un sollievo duraturo e i suoi sintomi sono persistiti. Negli anni successivi, le sono stati prescritti integratori enzimatici, come integratori a base di pancreatina, per favorire la digestione, e il suo dolore è stato gestito con farmaci, tra cui butilscopolamina, paracetamolo e ketorolac. Gli antidolorifici oppioidi erano stati sospesi a causa dell'intolleranza della paziente a questi tipi di farmaci (che causano grave confusione e sonnolenza) e del rischio di stenosi iatrogena che comportano".

La paziente, "a causa dei sintomi persistenti, ha dovuto sottoporsi a molteplici procedure di CPRE, con relative sfinterotomie biliari e pancreatiche e posizionamento di stent a livello del dotto pancreatico, volte ad alleviare l'ostruzione duttale pancreatica e le stenosi cicatriziali ricorrenti. Purtroppo, le sue condizioni sono rimaste resistenti a questi interventi, portando a ripetuti ricoveri ospedalieri e procedure aggiuntive in diversi centri medici. Nonostante questi sforzi, il dolore addominale e gli episodi di pancreatite sono continuati senza sosta". 

A tutto questo si aggiunge che: "l'opzione di un intervento chirurgico pancreatico maggiore è sempre stata ritenuta impraticabile dai vari ospedali a cui si è rivolta, poiché la conformazione anatomica del pancreas della paziente e le sue condizioni non la rendevano conveniente dal punto di vista del rapporto rischio-beneficio".

Il case report continnua a raccontare che: "Nel febbraio 2024, dopo quasi due decenni di sintomi non alleviati, la paziente si è rivolta all'Ambulatorio di Terapia del Dolore dell'ASL di Bari". Qui le viene prescritto un olio di cannabis a base di CBD, con THC sotto allo 0,5%, da assumere 3 volte al giorno per un dosaggio totale di 6mg di CBD al giorno. 

"Sorprendentemente", ripoprtano gli autori, "entro pochi giorni dall'inizio di questa terapia, la paziente ha riscontrato una drastica riduzione del dolore e la cessazione degli episodi di pancreatite acuta. Questo significativo miglioramento le ha permesso di interrompere l'uso di altri antidolorifici, contribuendo anche a un aumento dell'appetito, all'aumento di peso e a una migliore qualità della vita complessiva".

Prima e dopo la cannabis: il cambiamento

"Prima dell'inizio della terapia con cannabis, per circa 20 anni, la paziente ha sperimentato episodi di riacutizzazione del dolore 1-2 volte a settimana: dolore epigastrico irradiato posteriormente, che richiedeva un'immediata terapia antidolorifica, attribuito tramite la scala visivo-analogica (VAS) a un punteggio del dolore di 7-8. Il dolore, 1-2 volte all'anno, è diventato così intollerabile (punteggio VAS 9-10) da non poter essere controllato con i farmaci e ha richiesto il ricovero ospedaliero".

"Dopo l'inizio della terapia con cannabis, la paziente ha riferito una totale assenza di dolore e uno stato di totale benessere, attribuendole un punteggio VAS di "0" sulla scala VAS. Questo intervento con cannabis terapeutica ha segnato una svolta nella sua gestione, offrendo un livello di sollievo dai sintomi precedentemente irraggiungibile con le terapie convenzionali". Il tutto senza nessun effetto collaterale riportato. 

Nelle conclusioni gli autori scrivono che: "Questo caso illustra il potenziale della cannabis terapeutica come opzione terapeutica efficace per la pancreatite cronica resistente al trattamento, una condizione notoriamente difficile da gestire con le terapie convenzionali. L'esperienza della paziente dimostra come i cannabinoidi possano fornire un sostanziale sollievo dal dolore, ridurre l'infiammazione e migliorare la qualità della vita, anche quando gli interventi standard non riescono a produrre benefici duraturi. Il suo caso sottolinea l'importanza di esplorare terapie alternative per patologie croniche complesse come la pancreatite, suggerendo che la cannabis terapeutica potrebbe offrire un'opzione trasformativa per i pazienti con pochi percorsi terapeutici praticabili".

L'orgoglio del dottor Spaccavento

"Sono orgoglioso", a dichiarato a caldo il dottor Spaccavento spiegando che: "Amo trovare percorsi nuovi di cura, amo i sorrisi dei miei pazienti. Amo la scienza. Oggi è stato pubblicato il nostro articolo. Un lavoro di squadra, una bellissima squadra. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato con me. Non ci fermeremo. Studieremo ancora e scriveremo. Dedico questo primo lavoro a Michele, Nicola, Rocco, Stefano, Stefania. Alcuni dei miei pazienti più giovani che non ci sono più ma che mi hanno insegnato con la loro pacatezza e la loro forza a sorridere sempre, a stringere le mani dei pazienti e a dire: 'io ci sono sempre, qualunque cosa accadrà'".

11 agosto 2025
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