La nevralgia del trigemino è un dolore di tipo neuropatico che coinvolge soprattutto le branche mascellare e mandibolare del V nervo cranico.
Viene comunemente distinta in una forma secondaria e in una forma essenziale o idiopatica. La differenza principale tra le due eziologie, come dice lo stesso termine, è che la forma secondaria dipende da altre situazioni patologiche che possono interessare organi ben precisi (articolazione temporo-mandibolare, disturbi odontoiatrici, auricolari o oculari), oppure da infezioni sistemiche (Herpes Zoster) o danni meccanici e/o vascolari e altre condizioni cliniche sistemiche.
La nevralgia del trigemino essenziale o idiopatica invece non riconosce una causa nota, ma rappresenta la forma più comune riconosciuta di dolore facciale nella popolazione sopra ai 50 anni.
Nevralgia del trigemino e strategie terapeutiche
Si stima che abbia un’incidenza annuale di circa 4-5 nuovi casi ogni 100mila persone, con il sesso femminile maggiormente colpito rispetto al maschile.
Le strategie terapeutiche attuali comprendono un approccio conservativo farmacologico oppure trattamenti invasivi, considerati una seconda linea in caso di insuccesso dei farmaci.
La clinica di questa patologia è caratterizzata da un dolore molto intenso, urente e trafittivo che colpisce un lato del viso, più o meno esteso, a seconda delle branche del nervo coinvolte. Può manifestarsi in acuto come cronicizzarsi, impattando molto negativamente sulla qualità di vita del paziente.
Soprattutto nella sua forma cronica, il dolore è mantenuto nel tempo da modifiche strutturali e biochimiche a danno delle fibre nervose che contribuiranno a reiterare lo stimolo doloroso anche in caso di risoluzione della causa originaria. Si instaura un circolo vizioso che coinvolge mediatori e recettori dell’infiammazione e vie di trasmissione dello stimolo doloroso, dalla periferia al sistema nervoso centrale e viceversa.
Nevralgia del trigemino: gli effetti della cannabis
Queste modifiche influenzano anche l’equilibrio del Sistema Endocannabinoide, il cui ruolo nel mantenimento dell’omeostasi e nei meccanismi di controllo del dolore è ampiamente studiato, soprattutto quello dei recettori CB1, per la loro distribuzione nelle strutture nervose periferiche e centrali.
Per la capacità del Tetraidrocannabinolo (THC) e del Cannabidiolo (CBD) di interagire in modo diretto e indiretto sia sui recettori CB1 sia su altri elementi del sistema endocannabinoide, la cannabis ad uso terapeutico può essere impiegata nel trattamento della nevralgia del trigemino, soprattutto a scopo antalgico e antinfiammatorio. La modalità e le percentuali dei due principi attivi andranno impostate in base al quadro clinico complessivo, alla supposta causa della nevralgia, se nota, e alla risposta del singolo paziente.
Sono necessari ulteriori studi clinici per valutare a pieno le capacità terapeutiche dei cannabinoidi in questa patologia, ma nella pratica clinica si dimostra un ottimo supporto nei casi cronici farmacoresistenti, anche per la capacità dei principi attivi di intervenire simultaneamente sulla sfera emotiva, aspetto che non deve mai essere tralasciato nei pazienti con patologia cronica dolorosa.
Dottoressa Valentina Florean – Referente per il monitoraggio clinico diClinn
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