Nelle prime linee guida italiane per la fibromialgia c'è anche la cannabis

Nelle prime linee guida italiane per la fibromialgia c'è anche la cannabis

Il riconoscimento della Fibromialgia come malattia e la validità delle Cannabis nel trattarla

Da oggi, anche in Italia, la fibromialgia non è più una malattia "invisibile". La Regione Emilia-Romagna è infatti il primo ente pubblico che ha creato un ampio documento per la diagnosi ed il trattamento della patologia spiegando che: "Verso il futuro lo sguardo che il gruppo di lavoro vuole proporre con il documento è rivolto a promuovere e incentivare la ricerca, in particolare sui cannabinoidi e sulle interazioni con l’alimentazione; unico modo concreto per rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti, contrastando l’estrema proliferazione di fantomatiche cure che danneggiano la salute e il portafoglio delle persone con fibromialgia".

Come racconta il comunicato stampa: "La fibromialgia fino ad oggi è stata considerata “malattia invisibile” proprio a causa dell’impossibilità di diagnosticarla con esami strumentali specifici. Inoltre, gli specialisti non dispongono di terapie specifiche, non esiste una terapia precisa per questa patologia, ma fino ad oggi tanti approcci diversi quanti sono i pazienti".

Secondo il professore Carlo Savastani, ordinario di Reumatologia all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia: "La fibromialgia è la seconda forma di reumatismo più comune ed è una condizione molto frequente negli ambulatori di medicina generale (2.%-5,7% dei pazienti) e di reumatologia (14% dei pazienti), la sua prevalenza è compresa tra il 2-3% fino all’ 8%, l’incidenza è di circa 7-11 nuovi casi per anno su 1.000 persone e in Emilia Romagna sono oltre 89.000 i pazienti con fibromialgia di vario grado e gravità. L’impatto di questa malattia sulla qualità di vita del paziente è molto pesante dal momento che il sintomo principale che la caratterizza è il dolore, cronico e diffuso a tutto il corpo, associato a stanchezza, disturbo del sonno (sonno non ristoratore), problemi cognitivi (di attenzione e memoria), psichici (in particolare depressione) e ad un ampio spettro di sintomi somatici e neurovegetativi. L’approccio terapeutico più appropriato è di tipo multidisciplinare, basato su programmi personalizzati che includono interventi educativi, non farmacologici e farmacologici. La presa in carico spetta in primis al medico di medicina generale e, in seconda battuta, al reumatologo".

Le linee di indirizzo regionale offrono per la prima volta in Italia gli strumenti pratici per attuare i vari livelli di intervento, identificati in 3 step: educazione del paziente, trattamento non farmacologico, trattamento farmacologico se i primi due non risultano efficaci. "Siamo soddisfatti del lavoro portato a termine dal gruppo tecnico regionale e siamo certi che questo documento di indirizzo sia il primo passo verso il riconoscimento sostanziale dei diritti e dei bisogni dei pazienti con fibromialgia", ha concluso il direttore di Amrer Daniele Conti.

7 febbraio 2018
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