Cancro al pancreas: un flavonoide della cannabis associato alla radio inibisce il tumore e aumenta la sopravvivenza

Cancro al pancreas: un flavonoide della cannabis associato alla radio inibisce il tumore e aumenta la sopravvivenza

Grazie a una sua molecola naturale, la cannabis è risultata efficace nella terapia contro il cancro al pancreas nei test in vitro e in vivo su modelli animali. Questa la conclusione di uno studio del Dana-Farber Cancer Institute, centro di ricerca contro i tumori dell’Università di Boston, che ha testato in laboratorio un farmaco sperimentale ricavato dalla cannabis. La molecola in questione è la FBL-03G: è il derivato di un flavonoide e non ha effetti psicoattivi.

Il cancro al pancreas è fra le più gravi patologie tumorali in circolazione e ogni anno colpisce una fetta di popolazione cha va dai 18 anni ai 69 anni. Solo l'8% di chi ne è affetto ha una speranza di vita che supera i 5 anni e le attuali terapie (chemioterapia, terapia mirata, immunoterapia e radioterapia) riescono a sconfiggere il tumore solo quando è ancora in fase iniziale o localizzato.

I ricercatori del Dana Farber Institute hanno sperimentato in laboratorio la molecola sul tumore, ottenendo risultati promettenti che sono stati pubblicati su Frontiers in Oncology. Abbinando il farmaco alla radioterapia, hanno visto che in vitroaumenta l'apoptosi (meccanismo di morte programmata, ndr) delle cellule tumorali e in vivo è stata inibita sia la crescita del tumore che lo sviluppo delle metastasi con l'aumento della sopravvivenza dei modelli animali utilizzati.

I ricercatori concludono sottolineando che: "In questo studio, un derivato flavonoide della cannabis dimostra un potenziale terapeutico significativo nel trattamento del cancro del pancreas, incluso il potenziale trattamento delle metastasi radio-sensibilizzanti e del cancro. I risultati giustificano ulteriori studi per ottimizzare i risultati della terapia verso la traduzione clinica".

Sul fronte economico il medicinale rappresenta un enorme risparmio, dato che per essere assorbito basta un’unica somministrazione e non richiede dispositivi aggiuntivi. La particolarità di questa ricerca dell’Università di Boston è quella di non aver preso in esame un cannabinoide ma un flavonoide.

Il passo successivo per i ricercatori sarà quello di trovare il dosaggio ottimale di FBL-03G che garantisca la massima efficacia con la minima tossicità; intanto la casa produttrice Flavocure (co-proprietaria del brevetto insieme all’Università di Harward) ha assicurato che il farmaco sperimentale sarà ultimato a fine 2020.

Matteo Melani

17 settembre 2019
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