La cannabis porta ad una riduzione a lungo termine della frequenza dell'emicrania

La cannabis porta ad una riduzione a lungo termine della frequenza dell'emicrania

Il 61% dei pazienti ha riportato una riduzione del 50% o più degli attacchi di emicrania mensili a seguito di un trattamento con cannabis medica. E' il risultato dello studio "Migraine Frequency Decrease Following Prolonged Medical Cannabis Treatment: A Cross-Sectional Study", pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Brain Sciences.

L'obiettivo era quello di valutare l'impatto dell'uso di cannabis sulla frequenza mensile degli attacchi di emicrania e per condurre lo studio sono stati intervistati 145 pazienti di età compresa fra i 34 e i 54 anni (al 67% donne) che avevano usato cannabis medica per una durata media di tre anni. I dati raccolti per lo studio includevano un questionario auto-riferito dal gruppo di studio e informazioni sulle caratteristiche del trattamento con cannabis medica usato.

Con questa metodica i ricercatori hanno scoperto che il 61% dei soggetti ha riportato una riduzione del 50% o più degli attacchi di emicrania mensile grazie all'uso di cannabis. Questo sottogruppo ha anche riportato un minore impatto degli attacchi di emicrania. A livello generale invece gli intervistati hanno anche riportato una migliore qualità del sonno e tassi più bassi di consumo di oppioidi e triptani rispetto ai "non rispondenti", il sottogruppo di soggetti che ha riportato una riduzione inferiore al 50% degli attacchi di emicrania mensile.

"Questi risultati indicano che la cannabis medica porta a una riduzione a lungo termine della frequenza dell'emicrania in più del 60% dei pazienti trattati ed è associata a una minore disabilità e a una minore assunzione di farmaci antimicrobici", hanno scritto gli autori dello studio. Una possibile spiegazione per l'effetto della cannabis medica è che: "L'emicrania è classificata come una condizione di dolore. Meccanicamente, è stato dimostrato che gli endocannabinoidi hanno un effetto inibitorio sui recettori della serotonina in vivo, che si dimostra modulare il dolore e le risposte emetiche".

Ora secondo i ricercatori è necessario effettuare nuovi studi che indaghino il sistema endocannabinoide come potenziale bersaglio terapeutico. Ma già in passato sono stati svolti lavori scientifici a sostegno dell'efficacia della cannabis in questa patologia. Nel 2016 è stato pubblicato unostudio sulla rivista Pharmacotherapy, secondo cui la frequenza di attacchi di emicrania nei pazienti esaminati sarebbero calatiin media da 10,4 a 4,6 in un mese grazie alla cannabis medica. Si tratta di uno studio retrospettivo basato sull’osservazione delle cartelle cliniche di 121 pazienti che sono stati seguiti dall’1 gennaio 2010 al 30 settembre 2014. I ricercatori spiegano che 103 pazienti (l’85.1%) hanno riportato una diminuzione della frequenza degli attacchi in un mese, 15 (12.4%) pazienti, invece, hanno avuto lo stesso numero di attacchi, mentre 3 (2.5%) li hanno visti aumentare. Il 52% dei pazienti sono donne e i pazienti soffrivano di attacchi mediamente da 14 anni. 52 pazienti hanno dichiarato alla prima visita di aver già utilizzato cannabis. Durante lo studio è stata usata cannabis in varie forme: vaporizzazione (42 pazienti), cannabis commestibile (66), uso topico di estratti o pomate (15), e fumata (65).

Nel 2017 invece, in uno studio italiano presentato al 3° Congresso dell’Accademia Europea di Neurologia (EAN), ad un gruppo di 48 volontari con emicrania cronica è stata somministrata una dose orale iniziale di 10 mg di una combinazione di due composti. Uno conteneva il 19% di tetraidrocannabinolo (THC), mentre l’altro, a basso contenuto di THC, aveva un contenuto di cannabidiolo (CBD) del 9%. Durante l’analisi dell’uso nel trattamento del dolore acuto, i ricercatori hanno incontrato un fenomeno interessante: i cannabinoidi riducono del 43,5% l’intensità del dolore tra i pazienti con emicrania. Secondo la dott.ssa Maria Nicolodi, che ha guidato la ricerca: "Siamo stati in grado di dimostrare che i cannabinoidi sono un’alternativa ai trattamenti consolidati nella prevenzione delle emicranie. Detto questo, sono adatti per l’uso nel trattamento acuto delle emicranie di cluster nei pazienti con una storia di emicrania sin dall’infanzia".

22 giugno 2020
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