Cancro: un terzo dei pazienti oncologici canadesi fa uso di cannabis

Cancro: un terzo dei pazienti oncologici canadesi fa uso di cannabis

Circa un terzo dei pazienti canadesi affetti da una forma di cancro, utilizza la cannabis medica per le proprie cure.

Secondo un'indagine pubblicata sulla rivista scientifica Expert Review of Pharmacoeconomics & Outcomes Research su 4667 malati di cancro, che è stata condotta tra il 2007 e il 2016, il consumo di cannabis è aumentato durante tutto lo studio e ha raggiunto il 34% nel 2015-2016. Un ricercatore del Dipartimento di Oncologia dell'Università di Alberta, Cross Cancer Institute di Edmonton, Canada, ha scritto che l'uso di cannabis è stato inferiore con circa il 28% nel 2007-2008 e che quindi c'è stato un aumento del 7% di pazienti nel giro di 8 anni.

L'uso di cannabis da parte dei malati di cancro era più alto nei giovani, nei pazienti maschi, nella razza bianca, nello stato non coniugato e nel reddito più alto. Gli autori hanno notato che "all'interno di questa coorte di studio di adulti canadesi con l'attuale diagnosi di cancro, l'uso di cannabis non è raro".

Benefici globali contro i sintomi del cancro

“L’utilizzo della cannabis terapeutica nell’ambito delle cure palliative e in particolare nei pazienti oncologici è un argomento che sta incontrando sempre più riscontro e sempre più utilizzo nella pratica clinica”. È la visione del dottor Vittorio Guardamagna, direttore dell’Unità di Cure Palliative e Terapia del Dolore dello IEO, l’Istituto europeo di oncologia di Milano, e componente del comitato etico della fondazione Veronesi. “Stiamo parlando di un mondo in cui il farmaco può produrre effetti benefici per il paziente sia dal punto di vista del controllo del dolore, ma anche su una serie di sintomi che il paziente oncologico in fase avanzata presenta, come l’insonnia, l’agitazione, la perdita d’appetito, che vanno ad impattare gravemente sulla qualità della vita”. Secondo l’opinione del dottore “ci troviamo di fronte a un farmaco che non definirei panacea, ma quasi, nel senso che il beneficio sulla qualità della vita e globale”.

“I risultati sono eccezionali", continua a spiegare il dottore, sottolineando che: "Abbiamo un’ottima risposta sugli aspetti clinici dei pazienti: non abbiamo ancora incominciato le sperimentazioni sull’azione dei cannabinoidi direttamente sulla malattia oncologica, ma su tutto quello che dalla diagnosi, durante le cure e nella fase avanzata la cannabis può produrre positivamente sul paziente"

Cannabis contro il cancro: potenzialità note da quasi 50 anni

Oltre che per trattare i sintomi del cancro e ridurre gli effetti collaterali delle terapie tradizionali, la cannabis è studiata anche anche per le sue potenzialità nel combattere direttamente diversi tipi di tumore; ci sono ormai un centinaio di studi su cellule e cavie animali che dimostrano come diversi cannabinoidi inneschino vari meccanismi che uccidono le cellule tumorali senza danneggiare quelle sane. Quello che manca sono gli studi clinici che testino queste potenzialità sui pazienti.

In pochi sanno però che sono quasi 50 anni che si ha notizia di queste potenzialità. Era il 1974 quando i ricercatori del Medical College of Virginia, che era stato finanziato dal National Institute of Health per trovare le prove che la cannabis causasse il cancro, scoprirono invece che il THC aveva rallentato la crescita di tre tipi di cancro nei topi (al polmone, al seno e nella leucemia indotta da virus), “rallentando la crescita dei tumori e prolungando le loro vite del 36%”. I risultati furono pubblicati l’anno successivo sul Journal of The National Cancer Institute. Nonostante questo, il governo americano non rese pubblici i risultati e si rifiutò di proseguire le ricerche.

Mario Catania

3 gennaio 2021
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