Disturbi alimentari: l'aiuto concreto della terapia con la cannabis

Disturbi alimentari: l'aiuto concreto della terapia con la cannabis

Continua la nostra collaborazione con Clinn, poliambulatorio milanese dedicato alla cure con cannabis che effettua anche il servizio di telemedicina, con questo nuovo articolo dedicato alle potenzialità di cannabis e cannabiniodi nei confronti dei disturbi alimentari.

Per Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si intende un gruppo di condizioni cliniche che consistono principalmente in un alterato rapporto con il cibo e un’alterata percezione del proprio corpo.

In alcuni casi l’assunzione di cibo è ridotta al minimo per timore di ingrassare e perché ci si vede “grassi” anche se si è sottopeso (Anoressia Nervosa restrittiva). In altri si tende ad eliminare il cibo ingerito tramite vomito autoindotto o abuso di lassativi (Bulimia Nervosa). Situazione ancora diversa è quella del Binge Eating, ossia l’abbuffarsi, il mangiare senza controllo senza acquisire comportamenti compensatori.

Da questa breve descrizione dei tipi di DCA più diffusi (le stime attuali in Italia contano che circa 2 milioni di persone soffrano di disturbi alimentari), si può iniziare a comprendere come questi quadri coinvolgano molti aspetti della sfera alimentare (il peso, la dieta e il computo delle calorie, il rapporto con il cibo), ma interessi anche e soprattutto una componente psicologica legata alla propria immagine, all’autostima, ai processi di autonomizzazione, in cui il sintomo alimentare, in qualunque forma si presenti, aiuta a regolare – seppur in modo disfunzionale – l’ansia e l’emotività.

Partendo da questi presupposti, uno delle motivazioni che giustifica la somministrazione di Cannabis Terapeutica in questi pazienti (proposta anche da alcuni autori in letteratura), soprattutto con diagnosi di Anoressia Nervosa, potrebbe essere perché notoriamente il THC stimola l’appetito. L’aumento dell’appetito è un effetto imputabile ad un’assunzione in acuto di THC, mentre è meno visibile in una terapia cronica ed è comunque dose-dipendente. In una persona che mangia di meno o vomita perché teme di ingrassare, non è certo aumentando la sensazione di fame che si potrebbe risolvere il problema. Quindi perché utilizzarla?

Come la cannabis può diventare una buona alleata nella terapia per i disturbi alimentari

Il Sistema Endocannabinoide è implicato in modo molto complesso e su vari livelli nel controllo della fame sia omeostatica (bilancio delle energie), che correlata al circuito del piacere. Diversi studi, inoltre, hanno dimostrato l’esistenza di una reciproca influenza tra endocannabinoidi e microbioma intestinale, che sebbene ancora poco conosciuti supportano il dato dell’esistenza di un asse intestino-cervello(“GUT-Brain”) in diretta comunicazione con il nostro sistema endocannabinoide.

In altri studi, in pazienti affetti da Anoressia e Bulimia sono state evidenziate alterazioni dei livelli plasmatici di Anandamide (il nostro endocannabinoide più noto insieme al 2-Arachinodoilglicerolo) e di espressione del recettore CB1, uno dei due recettori in grado di legare gli endocannabinoidi e il THC e che è distribuito in maniera molto diffusa nelle strutture nervose che controllano l’appetito e le emozioni.

Il THC ed il CBD terapeutici possono quindi inserirsi in queste situazioni sia perché possono aiutare a regolare l’ansia generata dal cattivo rapporto col cibo – sia in quei pazienti che riducono l’assunzione di cibo sia in coloro che discontrollano e abbuffano - e perché presentano azioni sul tono dell’umore, sull’ansia, sul sonno, sull’infiammazione e sulla salute intestinale che risultano compromesse in questi pazienti, specialmente se il disturbo è presente da lungo tempo.

Il trattamento con cannabinoidi dovrà essere deciso caso per caso, soprattutto dovrà essere valutata l’indicazione o meno all’utilizzo di THC, soprattutto nelle prime fasi di trattamento.

L’approccio terapeutico ottimale, come indicato dalle linee guida internazionali, deve assolutamente comprendere più riferimenti competenti per intraprendere un percorso multidisciplinare, partendo da un supporto psicoterapico, nutrizionale, e di supporto alle famiglie, volto a migliorare l’impatto sulla salute del sintomo alimentare e ad aumentare le competenze emotive e relazionali del paziente che sono essenziali per interrompere i circuiti disfunzionali che auto-alimentano i sintomi.

Dottoressa Valentina Florean - Specialista in Nutrizione

15 dicembre 2021
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