Il decreto che fissa il prezzo di vendita delle infiorescenze di cannabis in farmacia, qualunque sia la loro provenienza, a 9 euro al grammo, non è ancora attivo ma sta già facendo parecchio discutere. Parlandone con il dottor Marco Ternelli, farmacista esperto in materia, era stato da subito evidente che le farmacie avrebbero lavorato in perdita, dovendo vendere la cannabis ad un prezzo inferiore a quanto la pagavano loro, senza nemmeno considerare l’onorario professionale della preparazione. Ieri intanto è arrivata la prima dichiarazione di una farmacia, quella che in Sicilia dispensa più cannabis terapeutica, che aveva annunciato che, stando così le cose, avrebbero smesso a breve di dispensare cannabis. Per i pazienti ci sono però molte possibilità che le cose cambino prima che il decreto legge firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin diventi effettivo il prossimo 19 giugno, limitando i danni che comporterebbe. Secondo la Sifap (Società italiana dei Farmacisti Preparatori) con il decreto: “Viene ulteriormente disincentivato l’allestimento in farmacia dei medicinali, che in casi come i trattamenti palliativi rappresenta l’unica possibilità terapeutica”. Per Federfarma (l’associazione dei titolari di farmacia), “il prezzo è palesemente incongruo. Per avere qualche elemento in più sono state fatte alcune verifiche informali con i distributori intermedi e la risposta è stata unanime: con quel prezzo i conti non tornano”. Non a caso, ricorda ancora la Sifap, “quando il Ministero contattò la Fofi (Federazione Ordini Farmacisti Italiani) per acquisire sul decreto il parere di legge, la Federazione degli ordini si espresse in modo difforme rispetto alla quotazione proposta”.
Intanto, mentre la parlamentare del PD Paola Boldrini ha presentato un’interrogazione alla Camera, Federmarma, Sifap, Fofi ed Utifar (Unione Tecnica Italiana Farmacisti), si incontreranno per “concertare una posizione comune che verrà poi recapitata al Ministero”. Noi nel frattempo abbiamo intervistato Marco Cossolo, il nuovo presidente di Federfarma dopo il recente cambio ai vertici.
Come valuta la multa di oltre 8mila euro inflitta a diverse farmacie per “pubblicità indiretta” sulla cannabis? Contro la sanzione che è stata comminata le farmacie hanno annunciato ricorso. Come finirà questa faccenda?
Marco Cossolo, presidente di Federfarma
Vedremo se il ricorso sarà accolto o no e con quali motivazioni. Di fatto il problema è che bisogna trovare un modo per garantire ai pazienti il diritto di sapere con facilità dove troveranno il farmaco che è stato loro prescritto. D’altronde, la pubblicità è vietata per tutti i farmaci con obbligo di ricetta e, peraltro, non avrebbe senso visto che tra il prodotto e l’utente c’è la mediazione obbligatoria della prescrizione medica. E’ vero che la legge vieta la pubblicità, ma è altrettanto vero che è necessario trovare il modo di far sapere al malato quali sono le farmacie a lui più vicine che allestiscono queste preparazioni e nelle quali può spedire la ricetta.
Secondo diversi farmacisti che abbiamo intervistato, il solo pronunciare la parola cannabis, in quanto farmacisti, equivarrebbe a violare i dettami dell’art. 84 del DPR 309/90… Sembra una legge un po’ troppo rigida che non va pienamente incontro alle esigenze dei malati. Come possono fare i farmacisti a parlare di cannabis dal punto di vista informativo senza incorrere in un’altra multa?
Ripeto, la questione e le contestazioni hanno sollevato più di un dubbio e perplessità che, spero, possano essere presto dissipati, magari anche in occasione dei preannunciati ricorsi. Comunque, a mio avviso, sicuramente diverso è il caso di una informazione più generale sull’esistenza di una legge che consente ai medici di prescrivere cannabis nel caso di determinate patologie. E’ chiaro che l’argomento può essere trattato nell’ambito di un dialogo diretto, con il paziente o i suoi familiari in farmacia. Può rientrare tra le molte informazioni sui farmaci che la farmacia fornisce quotidianamente personalizzandole al paziente.
Le farmacie sono state multate solo per la presenza su alcuni siti (come cercagalenico o letsweed) che riportavano le farmacie che avevano disponibilità di cannabis per le prescrizioni. Perché le numerose farmacie che sono presenti da tempo su decine di motori di ricerca (come cercafarmaco) e che segnalano ad esempio la disponibilità di morfina, che è ugualmente una sostanza stupefacente, o altri oppiacei, non sono mai state multate?Probabilmente è solo un caso e nel tempo le autorità si occuperanno anche della morfina. Peraltro, pur essendo entrambi farmaci molto delicati, sono visti in modo molto diverso nell’immaginario collettivo. E sarebbe pericoloso se passasse il messaggio che la cannabis è un farmaco senza effetti collaterali.
Il 3 giugno 2017 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale un decreto che fissa il prezzo per la vendita di cannabis in farmacia a 9 euro al grammo, indipendentemente dalla provenienza. Ad oggi il farmacista per le varietà importate dall’Olanda sarebbe in perdita anche senza calcolare il tariffario per la preparazione (il prezzo medio di acquisto cannabis Olandese è di 12,08€, 9,90 + iva 22%) con quella italiana quasi (6,80 euro + iva + spese di spedizione). L’opinione di molti farmacisti è che sia una mossa studiata a tavolino per affossare la cannabis terapeutica: Federfarma cosa risponde?
Credo che la norma debba essere rivista perché questo prezzo mette obiettivamente in difficoltà le farmacie che pagano la cannabis proveniente da Paesi Bassi a prezzi superiori. Anche la Federazione degli Ordini ha sottolineato al Ministero che il prezzo indicato differisce da quello praticato effettivamente alle farmacie dalle principali aziende distributrici.
Mario Catania