Una revisione scientifica senza precedenti: 10mila studi sotto la lente per analizzare le potenzialità della cannabis nel trattamento del cancro
Il più ampio studio mai condotto sull’uso della cannabis in ambito oncologico, del quale si sta discutendo in tutto il mondo, ha evidenziato in modo inequivocabile che esiste già un grande corpus di prove precliniche che supportano le potenzialità antitumorali della pianta. Pubblicato sulla rivistaFrontiers in Oncology e analizzato da testate come il Guardian, il lavoro è stato coordinato dal dottor Ryan Castle del Whole Health Oncology Institute. Attraverso tecnologie avanzate di intelligenza artificiale, il team ha esaminato oltre 10mia pubblicazioni scientifiche, facendo emergere come i cannabinoidi abbiano dimostrato effetti promettenti in numerosi modelli preclinici.
Cannabinoidi e cellule tumorali: un ventaglio di azioni biologiche
Secondo l’analisi, più del 75% degli studi esaminati suggerisce che composti come THC, CBD, CBG e CBC possano modulare processi chiave della crescita tumorale. In particolare:
Induzione dell’apoptosi: molti cannabinoidi stimolano la morte programmata delle cellule tumorali, senza danneggiare i tessuti sani circostanti.
Inibizione della proliferazione: diversi studi hanno osservato una riduzione della capacità delle cellule tumorali di replicarsi.
Blocco dell’angiogenesi: alcuni cannabinoidi sembrano ostacolare la formazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano i tumori.
Effetti anti-infiammatori: la riduzione dell’infiammazione cronica, spesso associata alla progressione tumorale, è un altro meccanismo rilevato.
Questi effetti sono stati osservati in numerosi tipi di tumore, tra cui cancro al seno, al polmone, al colon, al pancreas e al cervello (glioblastoma).
Una base solida per la ricerca clinica
È importante sottolineare che la maggior parte delle evidenze proviene da studi preclinici su cellule in coltura o modelli animali. Tuttavia, la coerenza dei risultati tra differenti laboratori e contesti è impressionante. Alcune molecole, come il CBD, hanno mostrato la capacità di aumentare l'efficacia dei trattamenti oncologici tradizionali, come la chemioterapia e la radioterapia, suggerendo un potenziale ruolo sinergico.
Come affermato da Castle, "la letteratura scientifica offre una mole di dati sorprendente che è stata finora largamente trascurata nelle discussioni politiche e sanitarie sulla cannabis".
Cautela e necessità di nuovi studi clinici
Nonostante questi dati incoraggianti, gli esperti concordano sulla necessità di approcci scientifici rigorosi prima di trarre conclusioni definitive. Donald Abrams, oncologo e ricercatore di riferimento nel campo della cannabis terapeutica, ricorda che mancano ancora trial clinici randomizzati su larga scala che possano confermare questi effetti sull’uomo.
La priorità, ora, è tradurre i promettenti risultati preclinici in studi clinici controllati che valutino sicurezza, efficacia e dosaggi ottimali dei diversi cannabinoidi nei pazienti oncologici.
Una nuova visione della cannabis terapeutica
Questo studio è destinato a cambiare la narrativa sulla cannabis terapeutica: da semplice strumento palliativo per la gestione dei sintomi, a possibile alleato attivo nella terapia oncologica. Con centinaia di evidenze scientifiche già disponibili, è tempo che la ricerca clinica e le politiche sanitarie riconoscano appieno il potenziale che la pianta di cannabis può offrire nella lotta contro il cancro.