Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università del New Mexico, i fiori di Cannabis sarebbero efficaci nel contrastare la fatica. Ecco tutti i dettagli della ricerca.
Gli effetti del consumo di infiorescenze di cannabis sul trattamento della fatica: lo studio
Negli Stati Uniti — così come nel resto del mondo —, gli ostacoli posti a livello federale alla conduzione di ricerche scientifiche cliniche sulla cannabis hanno portato a una ridotta comprensione di come i prodotti più comuni e già disponibili sul mercato possano influenzare o meno anche gli aspetti più piccoli della vita quotidiana, come i livelli di energia e attività.
Pubblicato sulla rivista scientificaMedical Cannabis and Cannabiniods, e condotto da un team di ricercatori della University of New Mexico, lo studio intitolato “The Effects of Consuming Cannabis Flower for Treatment of Fatigue” è nato con l’obiettivo di colmare, almeno in parte, il vuoto creatosi nel mondo della ricerca scientifica. Prima di questo studio, infatti, nessuna analisi fino a oggi aveva misurato in tempo reale il rapporto tra il consumo del comune fiore di cannabis — il prodotto più utilizzato negli Stati Uniti tra quelli attualmente in commercio — e i livelli di affaticamento degli individui.
“Spesso si pensa che l’uso frequente di Cannabis si traduca in una diminuzione dell’attività, nella mancanza di motivazione nel perseguimento degli obiettivi, nella carenza di competitività o di quella che è stata comunemente chiamata sindrome amotivazionale”, hanno spiegato i ricercatori. “Tuttavia, la stanchezza e la fatica sono anche caratteristiche tipiche di molti tipi di malattie e diversi studi hanno dimostrato che le persone con dolore cronico, cancro, morbo di Parkinson e sclerosi multipla hanno sperimentato livelli di energia aumentati una volta avuta la possibilità legale di acquistare e consumare cannabis medica e dopo aver utilizzato la cannabis in sostituzione ad altre classi di farmaci, come per esempio oppiacei, sedativi, antidepressivi”.
Metodologia di ricerca: il supporto di Releaf App
Per lo studio il team ha utilizzato i dati condivisi dagli utenti (mantenuti anonimi) attraverso l’applicazione mobile Releaf App, progettata per registrare in tempo reale gli effetti del consumo di cannabis per uso medico; i dati sono stati forniti attraverso un accordo di riservatezza, con l'approvazione dell'Institutional Review Board dell'Università del New Mexico. L'app è nata per aiutare i pazienti a monitorare gli effetti variabili dei prodotti a base di cannabis e registrare le tipologie di prodotto, le vie di somministrazione, i fenotipi di cannabis etichettati e il contenuto di cannabinoidi dei prodotti consumati.
Attraverso l’applicazione, gli utenti hanno infatti la possibilità di indicare le condizioni mediche per le quali stanno utilizzando cannabis, i livelli in tempo reale dell’intensità dei sintomi prima e dopo il consumo e tutti i possibili effetti collaterali sperimentati. Prima di consumare cannabis, i pazienti sono invitati a inserire le informazioni sul prodotto che intendono consumare, i sintomi da trattare, il livello di intensità del sintomo iniziale (su una scala da 0 a 10) e il metodo di somministrazione. Al termine del trattamento vengono poi aggiornati il livello dei sintomi e gli effetti collaterali.
I risultati dello studio
Focalizzandosi esclusivamente sulle infiorescenze di cannabis, i ricercatori hanno individuato 1.224 pazienti che hanno completato 3.922 sessioni tra il 6 giugno 2016 e il 7 agosto 2019.
Dallo studio è emerso che, il 91,94% delle persone ha sperimentato una diminuzione dell’affaticamento dopo il consumo di fiori di cannabis; in media la riduzione dell’intensità dei sintomi è stata di 3,48 punti. Sebbene i fenotipi vegetali etichettati (Cannabis indica, Cannabis sativa o ibrido) non differissero in termini di sollievo dai sintomi, le persone che usavano le comuni “canne” per consumare il fiore e trarne beneficio hanno riportato un maggiore sollievo dai sintomi rispetto agli utilizzatori di pipe o vaporizzatori. Tra i livelli di cannabinoidi, invece, i livelli di tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD) non erano generalmente associati a variazioni significative dei livelli di intensità dei sintomi.
“I risultati suggeriscono che la maggior parte dei pazienti sperimenta una diminuzione dell'affaticamento dovuto al consumo di fiori di cannabis consumati in vivo, anche se l'entità dell'effetto e l'entità degli effetti collaterali sperimentati probabilmente variano con gli stati metabolici degli individui e le proprietà chemiotipiche sinergiche della pianta”, hanno concluso i ricercatori.
Martina Sgorlon