Un recente studio tedesco è stato ripreso da numerose fonti mondiali. Riguarda specifiche attività antimetastatiche di THC e CBD, in aggiunta alle azioni antitumorali già ben conosciute. Numerosi studi scientifici hanno già dimostrato l’alterazionegenetica indotta dai cannabinoidi sulle cellule tumorali verso fenotipi meno aggressivi.
Conseguenza di questa alterazione è una ridotta migrazione, invasione e adesione delle cellule tumorali nelle prime fasi della metastasi. Questa nuova ricerca approfondisce l’analisi delle molecole prodotte con esiti autodistruttivi dalle formazioni tumorali sotto l’azione dei cannabinoidi. Lo studio ha titolo "New Insights into Antimetastatic and Antiangiogenic Effects of Cannabinoids" ed è svolto dal ricercatore Robert Ramer e dal Professor Burkhard Hinz, dell’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’Università di Rostock, In Germania.
Fra dicembre 2014 e gennaio 2015 è stata pubblicato su numerosi giornali medici internazionali. Gli scienziati hanno dimostrato che i cannabinoidi impongono alle neoplasie maligne la generazione di fattori soppressivi della capacità di aggregazione dei vasi sanguigni. La ricerca dell’Università di Rostock ha confermato il contributo di THC e CBD al rallentamento delle formazioni tumorali tramite generazione della proteina ICAM-1, che ostacola la crescita dei vasi sanguigni nelle cellule. Da qui l’azione di antiangiogenesi. L’angiogenesi è lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni a partire da quelli esistenti. Il gruppo di ricercatori guidati da Burkhard Hinz sta studiando alcuni anni studi l’effetto dei cannabinoidi sulle cellule tumorali. Uno studio del 2007 ha indagato alcuni meccanismi biochimici indotti da THC e CBD sulle cellule tumorali, rivelando che rallentano la migrazione che porta alla metastasi.
La ricerca apriva così una prospettiva per la terapia di tumori molto invasivi. Negli anni passati, altri studi hanno individuato un’azione antimetastatica che si aggiunge all’apoptosi indotta dai cannabinoidi sulle cellule malate, già ampiamente documentata. Nel 2013 è stato pubblicato uno studio della University of Medical Sciences di Tehran, Iran su cellule tumorali del fegato, caratterizzate da rapida metastasi. In questo caso si sono usati cannabinoidi di sintesi: CB65, agonista del recettore cannabinoide CB2, e ACEA agonista del CB1. Analoghi studi sugli effetti antimetastatici dei cannabinoidi sono stati condotti sia su tumori polmonari nei topi, sia sulle aggressive cellule tumorali del seno, come quello pubblicato su Molecular Cancer Therapeutics. Sullo stesso filone si colloca una delle ricerche del gruppo di Vincenzo Di Marzo, dell’Istituto di Chimica Biomolecolare CNR di Napoli.
I risultati di tutti questi studi hanno notevolmente aumentato l’interesse della ricerca farmacologica verso le applicazioni antimetastatiche e antiangiogenesi dei cannabinoidi, che sono oggi considerate fra le più interessanti aree di ricerca per la cannabis terapeutica. Il professor Hinz sottolinea però che una fase di sperimentazione clinica in quest’ambito non è ancora cominciata.