In uno studio condotto su 198 pazienti con HIV, trattati con farmaci antiretrovirali (ART), l'uso intensivo di cannabis è stato associato a riduzione dell'infiammazione sistemica e dell'attivazione immunitaria.
E' il risultato della ricerca degli scienziati dell'Università di Washington, dell'Ohio e di San Francisco, pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Desease. Lo studio ha analizzato l'impatto del consumo di cannabis sul numero delle cellule immunitarie nel sangue, la loro attivazione e funzione.
Gli autori hanno riferito di aver scoperto che "il consumo intensivo di cannabis in individui affetti da HIV trattati con ART (terapia anti-retrovirale) era associato a frequenze più basse di cellule CD4 e CD8 T attivate rispetto alle frequenze di queste cellule in soggetti non utilizzatori di cannabis. Questa nuova scoperta è importante dato che livelli elevati di attivazione delle cellule T sono stati associati ad aumenti di cellule T CD4 inferiori a seguito di ART e con mortalità in questa popolazione. Le conclusioni sono che: "Mentre le implicazioni cliniche non sono chiare, i nostri risultati suggeriscono che l'uso di cannabis è associato a una riduzione potenzialmente benefica dell'infiammazione sistemica e dell'attivazione immunitaria nel contesto dell'infezione da HIV trattata con antiretrovirali".
Secondo una ricerca, pubblicata nel 2014 sulla rivista AIDS Research and Human Retroviruses, condotta dai ricercatori della Louisiana State University che per 17 mesi hanno somministrato quotidianamente una dose di THC ad un gruppo di scimmie affette dal virus dell’HIV, la cannabis potrebbe essere efficace nel trattare direttamente la malattia.
Nel corso della sperimentazione, gli scienziati hanno osservato una diminuzione dei danni al tessuto intestinale dei primati, una delle parti del corpo dove l’infezione da HIV si sviluppa più comunemente, trovando prove del fatto che sia un effetto legato all’azione genetica del THC. L’HIV infatti si diffonde infettando e uccidendo le cellule immunitarie e i ricercatori hanno osservato livelli più elevati di cellule immunitarie sane negli animali che avevano ricevuto il THC.
Già nel 2011, la dottoressa Patricia Molina, a capo del Dipartimento di Fisiologia e autrice principale dello studio, aveva scoperto insieme ai colleghi che le scimmie trattate con THC avevano più bassi livelli di infezione virale e migliori tassi di sopravvivenza. Dalle ultime scoperte: “Sembra che il THC porti ad una immunomodulazione utile, soprattutto nelle prime fasi di infezione”, ha spiegato la dottoressa.
“Penso sia molto interessante concentrarsi sul recettore CB2: nuove ricerche potrebbero potenzialmente portare allo sviluppo di sistemi specifici per l’attivazione dei recettori che potrebbero avere gli stessi effetti benefici”, ha concluso la dottoressa.
Sempre nel 2014 era stato pubblicato un'altro studio condotto dai ricercatori dell’Ospedale di St. Paul e della University of British Columbia di Vancouver, in cui un uso almeno quotidiano di cannabis è stato associato con una carica virale di HIV nel plasma (PVL) significativamente inferiore nelle persone a cui per la prima volta era diagnosticata la sieropositività.
Nel 2013 è stato pubblicato uno studio dei ricercatori della Harvard University Medical School che dimostrava come l’attivazione dei recettori CB2 potesse proteggere il cervello dai danni cerebrali causati dall’HIV.
Redazione di cannabisterapeutica.info