La diagnosi di HIV rappresenta un punto di svolta nella vita di chi la riceve, portando con sé un impatto significativo sulla qualità della vita quotidiana. Questa malattia, che colpisce il sistema immunitario, può causare una serie di sintomi e complicazioni che rendono ogni giorno una sfida.
L'HIV non è solo una sfida fisica ma anche emotiva, in quanto la malattia può causare tristezza, depressione e ansia legate al percorso di cura e alla prospettiva di vita futura. In questa sezione del nostro sito, esploreremo il ruolo della cannabis terapeutica come possibile supporto nella lotta contro l'HIV.
Cannabis & HIV
Le terapie a base di cannabis hanno dimostrato potenziale nel gestire alcuni dei sintomi associati all'HIV, tra cui dolore cronico, nausea, disturbi del sonno e depressione.
Vogliamo offrire una fonte affidabile di informazioni per raccontare il rapporto tra cannabis terapeutica e anche aiutare coloro che vivono con l'HIV a scoprire e comprendere meglio le opzioni di trattamento disponibili e a trovare un sollievo dalle difficoltà quotidiane. La cannabis terapeutica rappresenta una possibilità di migliorare la qualità della vita e di affrontare la lotta contro l'HIV con una prospettiva più positiva. Siamo qui per condividere queste informazioni e speriamo che questa sezione possa offrire una luce di speranza per coloro che, nonostante le sfide, trovano la forza di non cedere alla tristezza e alla depressione durante il coraggioso percorso verso il benessere.
Studi scientifici
In uno studio condotto su 198 pazienti con HIV, trattati con farmaci antiretrovirali (ART), l'uso intensivo di cannabis è stato associato a riduzione dell'infiammazione sistemica e dell'attivazione immunitaria.
E' il risultato della ricerca degli scienziati dell'Università di Washington, dell'Ohio e di San Francisco, pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Desease. Lo studio ha analizzato l'impatto del consumo di cannabis sul numero delle cellule immunitarie nel sangue, la loro attivazione e funzione.
Gli autori hanno riferito di aver scoperto che "il consumo intensivo di cannabis in individui affetti da HIV trattati con ART (terapia anti-retrovirale) era associato a frequenze più basse di cellule CD4 e CD8 T attivate rispetto alle frequenze di queste cellule in soggetti non utilizzatori di cannabis. Questa nuova scoperta è importante dato che livelli elevati di attivazione delle cellule T sono stati associati ad aumenti di cellule T CD4 inferiori a seguito di ART e con mortalità in questa popolazione. Le conclusioni sono che: "Mentre le implicazioni cliniche non sono chiare, i nostri risultati suggeriscono che l'uso di cannabis è associato a una riduzione potenzialmente benefica dell'infiammazione sistemica e dell'attivazione immunitaria nel contesto dell'infezione da HIV trattata con antiretrovirali".
Secondo una ricerca, pubblicata nel 2014 sulla rivista AIDS Research and Human Retroviruses, condotta dai ricercatori della Louisiana State University che per 17 mesi hanno somministrato quotidianamente una dose di THC ad un gruppo di scimmie affette dal virus dell’HIV, la cannabis potrebbe essere efficace nel trattare direttamente la malattia.
Nel corso della sperimentazione, gli scienziati hanno osservato una diminuzione dei danni al tessuto intestinale dei primati, una delle parti del corpo dove l’infezione da HIV si sviluppa più comunemente, trovando prove del fatto che sia un effetto legato all’azione genetica del THC. L’HIV infatti si diffonde infettando e uccidendo le cellule immunitarie e i ricercatori hanno osservato livelli più elevati di cellule immunitarie sane negli animali che avevano ricevuto il THC.
Già nel 2011, la dottoressa Patricia Molina, a capo del Dipartimento di Fisiologia e autrice principale dello studio, aveva scoperto insieme ai colleghi che le scimmie trattate con THC avevano più bassi livelli di infezione virale e migliori tassi di sopravvivenza. Dalle ultime scoperte: “Sembra che il THC porti ad una immunomodulazione utile, soprattutto nelle prime fasi di infezione”, ha spiegato la dottoressa.
“Penso sia molto interessante concentrarsi sul recettore CB2: nuove ricerche potrebbero potenzialmente portare allo sviluppo di sistemi specifici per l’attivazione dei recettori che potrebbero avere gli stessi effetti benefici”, ha concluso la dottoressa.
Sempre nel 2014 era stato pubblicato un'altro studio condotto dai ricercatori dell’Ospedale di St. Paul e della University of British Columbia di Vancouver, in cui un uso almeno quotidiano di cannabis è stato associato con una carica virale di HIV nel plasma (PVL) significativamente inferiore nelle persone a cui per la prima volta era diagnosticata la sieropositività.
Nel 2013 è stato pubblicato uno studio dei ricercatori della Harvard University Medical School che dimostrava come l’attivazione dei recettori CB2 potesse proteggere il cervello dai danni cerebrali causati dall’HIV.