Nuovo incontro al tavolo tecnico, i pazienti: “Nessuna risposta”

Nuovo incontro al tavolo tecnico, i pazienti: “Nessuna risposta”

Anche il nuovo incontro al tavolo tecnico permanente istituito presso il ministero della Salute con la partecipazione delle associazioni di pazienti, si è risolto con un nulla di fatto e tanta delusione per le persone che avevano riposto le proprie speranze affinché il ministero desse finalmente delle risposte concrete ai problemi che da anni affliggono i pazienti che utilizzano la cannabis per le proprie patologie.

“Non è arrivata nessuna risposta a ciò che avevamo espressamente richiesto con un documento che avevamo consegnato. Era uno studio di fattibilità per quanto riguarda le importazioni in cui chiedevamo di aprire le importazioni a tutte le aziende che hanno la possibilità di fornire prodotti registrati, già approvati dagli enti regolatori esteri e importarli in Italia, visto che continua ad esserci la carenza e le risposte che ci hanno dato a partire dalla manifestazione di interesse e il bando da 100 chili, non sono assolutamente sufficienti”.

Il riferimento è al fatto che i 5 importatori ad oggi autorizzati in Italia sono obbligati per legge a rifornirsi dal ministero della Salute olandese, che a sua volta si rifornisce dall’azienda Bedrocan. Una situazione che aveva portato FL Group, uno degli importatori che fa parte di Tilray, a fare una segnalazione all’antitrust per sottolineare l’imposizione che è una delle cause della carenza di cannabis medica in Italia.

Carenza, divieto di importazione e segnalazione all'Antitrust

Mesi dopo avevamo chiesto informazioni direttamente a Sascha Mielcarek, Managing Director Europa e membro del Leadership Team di Tilray: “L’Antitrust ci ha risposto di aver chiuso l’istruttoria perché ha avuto rassicurazioni da parte del Ministero della Salute che il sistema di importazione e di approvvigionamento sarà in linea con la normativa europea. Auspichiamo che a queste rassicurazioni da parte del Ministero corrispondano dei fatti: apertura del mercato, istituzione di bandi di gara e apertura all’importazione sia di infiorescenze che di soluzioni orali ed estratti full-spectrum a base di cannabis terapeutica”.

Ad oggi niente di tutto questo è avvenuto, a parte il bando per estendere la produzione di cannabis terapeutica che si è rivelato complesso e macchinoso e che comunque non porterà a nuova cannabis prodotta in Italia prima dei prossimi 2 o 3 anni.

Il resto d'Europa apre il mercato di importazioni ed esportazioni

Intanto l’Italia rimane un unicum in Europa, dove invece si sta aprendo il mercato. In Germania l’anno scorso sono state raddoppiate le importazioni, in Portogallo nel 2021 le esportazioni sono aumentate del 600% rispetto al 2020 e, nei soli primi due mesi del 2022, sono già state esportate 10 tonnellate di cannabis. Non in Italia, perché appunto gli importatori italiani non possono acquistarla.

La richiesta al tavolo tecnico rimasta senza alcuna risposta

Le associazioni presenti al tavolo (Cannabis Cura Sicilia Social Club, Lapiantiamo, Deep Green, Comitato Pazienti Cannabis Medica, Canapa Caffè e l’Associazione Coscioni) sono state tutte compatte nel chiedere una risposta a questa problematica al ministero della Salute. La riposta? Nessuna. Hanno preso tempo dicendo che avrebbero comunicato la posizione del Ministero.

“Attualmente”, spiegano Santa Sarta del Comitato Pazienti Cannabis medica e Carlo Monaco del Canapa Caffè, “è l’unico modo per fare arrivare la cannabis nelle farmacie italiane”. “La prima mezz’ora del tavolo tecnico è stata dedicata alla discussione sulla necessità o meno di rendere obbligatori i piani terapeutici per la cannabis”, spiegano, sottolineando la futilità della discussione visto che poi di cannabis non ce n’è. “Abbiamo messo alle strette il Ministero nel darci delle risposte urgenti sulle criticità che riguardano la quantità e la qualità della cannabis distribuita. Dal nostro punto di vista sembra invece che si vogliano ostacolare procedimenti che andrebbero invece alleggeriti e sburocratizzati”.

L'avvocato Simonetti dopo il tavolo tecnico: "Ci adopereremo nelle sedi giudiziarie competenti"

Secondo l'avvocato Lorenzo Simonetti, presente al tavolo insieme al collega Giuseppe Libutti, "il tema del difetto dell'approvvigionamento della cannabis ad uso terapeutico può essere affrontato in due modi: o incrementando la produzione della medicina, o aprendo i canali di importazione e distribuzione. Per la produzione, il Ministero si è fatto parzialmente parte dirigente, con la pubblicazione della manifestazione di interesse a partecipare al bando, e quindi sotto questo punto di vista l'approccio può essere ritenuto soddisfacente, benché comunque caratterizzato da una lunghezza temporale per la produzione inaccettabile rispetto alle esigenze attuali. Diventa invece inaccettabile il tema dell'apertura a canali di distribuzione volti all'importazione della cannabis medica, la cui importazione potrebbe sanare quel deficit conclamato di disponibilità del medicinale. In ordine a questa problematica quanto prima ci si adopererà per tutelare i pazienti nelle competenti sedi giudiziarie".

L'autoproduzione e i rischi dei pazienti

Rimane poi il capitolo dell’autoproduzione, che attualmente in Italia resta illegale ma che per molti malati rimane l’unica strada per ottenere cannabis senza rivolgersi agli spacciatori. Diverse associazioni negli anni hanno rivendicato la propria autoproduzione portata avanti come disobbedienza civile, ma dall’altro lato chiedono da mesi, dopo aver creato progetti con aziende e Università, di poter avviare dei progetti di produzione di cannabis. La stessa Regione Sicilia ha creato una manifestazione di interesse per mettere a punto una propria filiera regionale. La riposta è stata che quella del tavolo tecnico non era la sede adatta per portare avanti questa richiesta, e ai pazienti è stato anche detto che: “Tanto lo sappiamo che la coltivate tutti”. E qui si pone l’ennesimo problema: perché innanzitutto non corrisponde a verità e perché, in secondo luogo, dovrebbero essere le istituzioni a dare risposte nel merito. L’autoproduzione, che espone i pazienti a tutti i rischi legali del caso - con notizie quotidiane di pazienti in possesso di regolare ricetta che vengono arrestati - e che è un’operazione d’emergenza fatta per supplire alle carenze di uno stato che non si comporta come tale, non può certo diventare la foglia di fico dietro la quale le istituzioni si nascondono per celare le proprie mancanze.

Mario Catania

27 maggio 2022
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