Dopo la visita del Ministro della Difesa Pinotti allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, è la volta dei tre parlamentari di Sinistra Ecologia e Libertà Marisa Nicchi, Alessia Petraglia e Daniele Farina, accompagnati dal coordinatore toscano di Sel Giuseppe Brogi. L’avvio ufficiale del progetto pilota per la produzione di derivati della cannabis a uso terapeutico risale al 18 settembre, quando Pinotti e il Ministro della Salute Lorenzin firmarono un accordo che demandava l’incarico allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
I tre parlamentari hanno incontrato il direttore dello stabilimento, Maggiore Generale Giocondo Santoni, che ha illustrato le modalità di avvio della produzione di cannabis terapeutica. Nicchi, Petraglia e Farina hanno dichiarato che dopo decenni di ritardo occorre recuperare il tempo perduto nell’uso terapeutico della cannabis. Migliaia di famiglie italiane sono tornate a sperare e adesso stanno aspettando di essere curate adeguatamente. I parlamentari di SEL sottolineano anche l’importanza che il lavoro dell'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze sia supportato e velocizzato per arrivare alla coltivazione prima possibile.
Questa prima coltivazione ufficiale di cannabis terapeutica italiana comincerà la prossima estate e si prevede una produzione annua di un quintale. L'Istituto Farmaceutico Militare dichiara di essere in grado di aumentare la produzione fino a dieci quintali. Certo, non sono le 590 tonnellate l’anno di cui abbiamo parlato in questo articolo riguardo un impianto canadese della CEN Biotech, ma pare siano sufficienti per dichiarare che lo stabilimento fiorentino potrebbe anche rifornire paesi terzi, come si legge su molte testate. Nel frattempo, sul sito del Ministero della Difesa in un articolo per l’occasione della visita di Pinotti si tiene a precisare: “Spiccata attenzione è stata rivolta inoltre all’argomento, particolarmente delicato nell’attuale situazione di ristrettezza del bilancio della Difesa, riguardante gli investimenti necessari per la coltivazione e la fabbricazione della sostanza attiva di origine vegetale a base di cannabis…”. Insomma, nonostante le ristrettezze di bilancio, l’Italia passa da ultima ruota nel carro internazionale della legalizzazione terapeutica a fornitore di paesi terzi? Siamo fiduciosi.
Stefano Mariani