SLA: la cannabis può essere efficace?

SLA: la cannabis può essere efficace?

La SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, conosciuta anche come "malattia dei motoneuroni", è una malattia neurodegenerativa progressiva che interessa le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che regolano la contrazione dei muscoli volontari, conosciute appunto con il nome di motoneuroni. In un lasso di tempo più o meno esteso la progressione della patologia porta a un danno irreversibile di queste cellule determinando diversi livelli di gravità, intensità e letalità della malattia. Le cause sono tutt’ora sconosciute.

Attualmente sono circa 5mila i malati in Italia, con una lieve preponderanza nel sesso maschile. Prevalentemente colpisce persone di età compresa fra i 40 e i 70 anni.

SLA: sintomi e trattamenti

I sintomi iniziano ad essere evidenti quando il numero di cellule danneggiate supera quello dei motoneuroni sani, che quindi non sono in grado di supportare l’attività dei muscoli volontari. Da qui la compromissione della normale contrattilità muscolare, con comparsa di crampi, spasmi e rigidità oppure flaccidità, a seconda del tipo di motoneurone interessato, debolezza e atrofia muscolare. Risultano compromesse le attività motorie, la masticazione, la deglutizione, la mimica facciale, la respirazione, la parola.

La funzioni che non dipendono da questo tipo di innervazione vengono preservate anche nelle fasi più avanzate della patologia. Quindi il paziente manterrà intatte le attività sensoriali, sessuali, vescicali, intestinali e cognitive.

La diagnosi è soprattutto clinica e per esclusione di altre patologie. Non esistono infatti test o esami strumentali specifici per identificarla.

I trattamenti conosciuti ed utilizzati fino ad ora portano alla riduzione dei livelli di glutammato, aspetto che si pensa possa rallentare la progressione della SLA, e intervengono sulla spasticità muscolare, per garantire al paziente la maggior autonomia possibile.

SLA: i benefici di THC e CBD

Com’è noto i cannabinoidi, ed in particolar modo il Delta-9-Tetraidrocannabinolo e il Cannabidiolo (THC e CBD) hanno effetti miorilassanti, neurotrofici, antinfiammatori e immunomodulanti e sono stati studiati in patologie con quadro clinico caratterizzato da questi sintomi, come ad esempio la Sclerosi Multipla per il trattamento della quale il Sativex è un farmaco riconosciuto dal SSN.

E’ indubbio che siano necessari ulteriori studi per definire le applicazioni dei cannabinoidi nel trattamento della SLA, ma i dati forniti dalla letteratura e l’esperienza clinica maturata fino ad ora li descrivono come un ottimo supporto nel trattamento di questi pazienti, sia nella forma orale che in quella inalatoria e la copresenza di entrambi i principi attivi nella tipologia di farmaco utilizzato determina la migliore resa terapeutica per l’effetto sinergico dei due.

Non meno importante, la cannabis medicale può avere un impatto positivo sul tono dell’umore, l’appetito e la qualità del sonno, aspetti che in una condizione cronica come la SLA risultano in varia misura compromessi e determinano un peggioramento della qualità di vita del paziente.

Dottoressa Valentina Florean, responsabile per il monitoraggio clinico di Clinn

6 maggio 2022
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