I terpeni possono modulare l'attività dei cannabinoidi per produrre effetti terapeutici potenziati

I terpeni possono modulare l'attività dei cannabinoidi per produrre effetti terapeutici potenziati

I terpeni stanno acquistando sempre più spazio nelle indicazioni terapeutiche nel settore della cannabis medica, e un nuovo studio scientifico ci aiuta a capirne il motivo.

"Il sollievo dai sintomi è stato maggiore dopo il consumo di varianti vegetali con livelli leggermente superiori alla media dei terpeni mircene e terpinolene e livelli non rilevabili di CBD", scrivono infatti i ricercatori dell'Università del New Mexico in uno studio pubblicato su Cannabis and Cannabinoid Research facendo notare che "il sollievo dai sintomi era maggiore dopo il consumo di varianti vegetali con livelli leggermente superiori alla media dei terpeni mircene e terpinolene e livelli non rilevabili di CBD".

Oltre a specificare che "Questi risultati sono coerenti con ricerche precedenti che dimostrano che il CBD naturalmente abbondante nei fiori di cannabis può agire come un inibitore del trattamento ottimale per determinate condizioni di salute come il dolore gastrointestinale", gli autori nelle conclusioni fanno notare che i loro risultati forniscono una prova del fatto che "un sistema di indicizzazione chemovar semplice ma completo può essere utilizzato per identificare differenze sistematiche negli esiti di salute dei pazienti clinicamente rilevanti e altre esperienze comuni tra i prodotti floreali di cannabis, indipendentemente del nome commerciale o del ceppo del prodotto”. Focalizzandosi quindi su cannabinoidi e terpeni.

I terpeni per effetti terapeutici potenziati

L'associazione americana NORML, oltre a sottolineare - come scritto nell'articolo - che i dati preclinici "dimostrano che i terpeni selezionati possono modulare l'attività dei cannabinoidi per produrre effetti terapeutici potenziati" cita poi un caso clinico "pubblicato alla fine dell'anno scorso ha riferito che un paziente autistico ha risposto in modo più favorevole agli estratti di cannabis contenenti terpeni selezionati rispetto agli estratti senza di essi".

Riguardo lo studio da poco pubblicato, gli scopi, messi su bianco dai ricercatori, erano principalmente due: il primo era quello di "introdurre un sistema di indicizzazione di buon senso e facile da usare, ma completo e generativo per classificare i prodotti floreali di cannabis sulla base delle informazioni comunemente riportate sulle etichette dei prodotti negli Stati Uniti". Il secondo, invece, "era quello di testare l'ipotesi di ricerca secondo cui i distinti chemovar vegetali rappresentati dal nostro sistema di indicizzazione differiscono nella loro capacità di trattare le condizioni di salute". E quindi iniziare ad indicare, in base alle genetiche di cannabis disponibili, quali possano essere più o meno indicate per una determinata patologia.

"In conclusione", scrivono i ricercatori, "il sistema di indici qui descritto consente agli operatori sanitari, ai pazienti, agli scienziati e ai rivenditori di cannabis di classificare facilmente i prodotti a base di cannabis in base a caratteristiche vegetali misurabili oltre a THC e CBD in modi che si riferiscono sistematicamente a diversi livelli di sollievo dai sintomi e segnalazione degli effetti collaterali".

24 febbraio 2023
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