È credenza comune che ci sia una correlazione tra il consumo di cannabis negli anni dello sviluppo e gli scarsi risultati psicosociali riscontrati tra i giovani. Tuttavia, gli studi più recenti sembrano sfatare questo mito, tra questi una anche una meta analisi pubblicata ad aprile 2022. Ecco tutti i dettagli.
Il consumo di cannabis tra i giovani
Il consumo regolare di cannabis durante l’adolescenza è stato spesso associato a risultati scolastici inferiori, abbandono scolastico precoce, depressione, ansia, psicosi, disturbi del controllo degli impulsi, fino ad arrivare agli istinti suicidi e, in età adulta, a un peggioramento della salute mentale degli individui.
Tali esiti psicosociali negativi sono stati attribuiti, almeno in parte, all'impatto del consumo di cannabis sullo sviluppo del cervello in età adolescenziale e, in particolare, sull’impatto che la pianta e le sue componenti hanno sul sistema endocannabinoide, che svolge un ruolo fondamentale nel determinare la maturazione cerebrale. Principale responsabile dei danni, secondo alcuni, sarebbe il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), prima componente psicoattiva della pianta, la cui somministrazione ripetuta potrebbe avere effetti di lunga durata sulla salute del cervello.
Cannabis e cervello: le alterazioni anatomiche nei giovani consumatori
Tuttavia, la letteratura scientifica ha fornito finora risultati incoerenti ed è per questo motivo che un team di ricercatori guidato dalla Dottoressa Valentina Lorenzetti, PhD in Neuroscience of Addiction and Mental Health Program, della facoltà di Health Sciences dell’Australian Catholic University, ha deciso di provare a fare chiarezza sul tema con lo studio “Brain Anatomical Alterations in Young Cannabis Users: Is it All Hype? A Meta-Analysis of Structural Neuroimaging Studies”, pubblicato su Cannabis and Cannabinoid Research.
“A oggi, sono già state pubblicate diverse recensioni sulla cannabis e sulle alterazioni strutturali del cervello. Tuttavia, non hanno quantificato sistematicamente gli effetti specifici per i giovani consumatori di cannabis, perché hanno incluso campioni compresi in diverse fasce di età: adolescenti e persone in età adulta (per esempio, dai 12 ai 55+ anni)”, spiegano i ricercatori. “Questa lacuna di prove impedisce di capire se il cervello dell'adolescente sia o meno più vulnerabile all'esposizione regolare alla cannabis, almeno rispetto ai campioni adulti in cui il neurosviluppo si è ormai concluso. Con la presente analisi miriamo a colmare una lacuna di conoscenza sull'evidenza dei cambiamenti strutturali del cervello nei consumatori di cannabis, riportando per la prima volta (a nostra conoscenza), una serie di meta-analisi sui correlati neuroanatomici specifici dell'uso giovanile”.
Duplice, quindi, l’obiettivo dello studio: da una parte rivedere sistematicamente le prove sulle differenze di volume cerebrale tra i consumatori e i non consumatori di età compresa tra 12 e 26 anni; dall’altra integrare i risultati sull'associazione tra consumo continuativo nell’età giovanile e volumetria del cervello nei consumatori più giovani, andando così a organizzare e migliorare lo stato della letteratura scientifica attualmente disponibile in merito.
I risultati dell’analisi
Per l’analisi, che ha coinvolto tutti gli studi condotti finora, i ricercatori hanno scelto di analizzare i dati relativi agli individui con un’età compresa tra i 12 e i 26 anni; per la meta-analisi sono state studiate in particolare le differenze di volume cerebrale tra i giovani consumatori e i non consumatori. Sono stati invece esclusi gli utilizzatori di altre sostanze (a esclusione di nicotina e alcol), le persone con una diagnosi di un disturbo mentale o di dipendenza non legata all’uso di cannabis o nicotina e chi in astinenza da cannabis per oltre 28 giorni.
In totale, sono stati quindi analizzati i dati riportati in sedici studi per un volume complessivo di 830 persone con un'età media di 22,5 anni. Di queste, 386 erano consumatori di cannabis (abitudine per loro iniziata tra i 15 e i 19 anni) e 444 erano non consumatori, appartenenti quindi al gruppo di controllo.
“Non abbiamo trovato differenze rilevabili in nessuno dei GBV (intracranico, cervello totale, sostanza bianca totale e materia grigia totale) e dei volumi cerebrali regionali (cioè ippocampo, amigdala, corteccia orbitofrontale e cervelletto totale). L'età e il livello di consumo di cannabis non predicevano le differenze di gruppo di volume (media standardizzata) nella meta regressione”, hanno concluso i ricercatori. “Lo studio dell’esposizione prolungata e a lungo termine al consumo pesante di cannabis potrebbe invece essere necessario per rilevare altre alterazioni del volume. Sono quindi necessari ulteriori studi sui giovani consumatori di cannabis per mappare in dettaglio i cambiamenti neuroanatomici correlati alla cannabis”.
Martina Sgorlon