CBD: nuova giravolta, non è stupefacente fino alla prossima sentenza

CBD: nuova giravolta, non è stupefacente fino alla prossima sentenza

Una sospensione cautelare da parte del Consiglio di Stato che riapre il dibattito sul CBD e rinvia al 2026 la decisione definitiva

Per raccontare tutti i recente cambiamenti legislativi italiani sul CBD, forse non basterebbe un libro. L'ultima pronuncia, arrivata ieri, ha visto il Consiglio di Stato sospendere in via cautelare il decreto del governo Meloni che aveva inserito le composizioni orali a base di cannabidiolo nella tabella dei farmaci stupefacenti. Il decreto era entrato in vigore dopo che il Tar aveva responto il ricorso dell'associazioni del settore della canapa industriale, che è poi stato presentato in appello al Consiglio di Stato che si è espresso ieri. Ora la data da cerchiare sul calendario è quella del 7 maggio 2026, quando avremo finalmente la sentenza definitiva. 

“Il Consiglio di Stato ha considerato la pendenza delle questioni Costituzionali che devono essere valutate nel merito”, ha raccontato a Dolce Vita l’avvocato Giacomo Bulleri, sottolineando l’importanza dell’appuntamento di maggio, quando si analizzerà il merito del ricorso “che riguarda il contrasto della normativa italiana con quella internazionale, e la valutazione se il CBD sia stupefacente o meno”.

CBD stupefacente: la storia infinita

Era l'ottobre del 2020 quando l'allora ministro della Salute Roberto Speranza, emanò il primo decreto che avrebbe inserito le preparazioni orali a base di CBD tra i farmaci stupefacenti. Le proteste di pazienti, medici e aziende portarono però alla sospensione del decreto, che arrivò alla fine di ottobre del 2020, senza che fosse ritirato definitivamente. 

Nel 2023, infatti, il decreto viene riproposto tale e quale dal governo Meloni, ma viene subito sospeso dal Tar dopo il ricorso dell'associazione Imprenditori Canapa Italia, con la sentenza prevista a settembre di quell'anno. Non si fa in tempo però a far esprimere il tribunale, perché il governo emette un nuovo decreto, è l'estate del 2024. Del tutto simile al precedente, contiene però i pareri dell'Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità che nel testo di legge vengono solo annunciati senza essere citati. Il giudizio del nuovo ricorso, previsto per dicembre 2024, tarda però ad arrivare. La decisione del Tar sul nuovo ricorso delle associazioni arriva nell'aprile del 2025 con il tribunale amministrativo che respinge il ricorso, comportando l'entrata in vigore del nuovo decreto. L'ultima pronuncia è arrivata ieri, ma nel mezzo c'è stato un altro colpo di scena. Su impulso dell'azienda produttrice, nel giugno del 2025 il Tar aveva accolto l'istanza cautelare ed aveva escluso l'Epidyolex - unico farmaco orale a base di CBD approvato in Europa - dagli effetti del decreto. 

La cannabis light non c'entra

La stampa italiana ha raccontato la recente pronuncia spiegando che le aziende che si occupano di cannnabis light possono tornare a lavorare. Ma in realtà le cose non stanno così, si tratta di due settori separati. La promuncia del Consiglio di Stato interviene sulle composizioni ad uso orale di CBD (oli), mentre le reepressione in contro contro la cannabis light, trova la sua origine nell'emendamento del decreto Sicurezza che considera il fiore di canapa come uno stupefacente. Di recente è stata sollevata la legittimità costituzionale proprio di quell'emendamento, e la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sul tema. 

16 dicembre 2025
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