La cannabis come sostituto degli oppioidi

  • pubblicato il
    19 gennaio 2024
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La cannabis come sostituto degli oppioidi

Una valida alternativa senza effetti collaterali

La cannabis, grazie alle sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie, si pone come un efficace sostituto degli oppioidi, farmaci dai potenti effetti collaterali che causano dipendenza e migliaia di decessi ogni anno.

Ma cosa sono esattamente gli oppioidi? Quali sono i loro effetti collaterali e cosa dicono i più recenti studi sull’usare la cannabis come alternativa? Facciamo un po’ di chiarezza.

Cosa sono gli oppioidi e quando vengono utilizzati

Gli oppioidi sono una classe di farmaci, derivati dal papavero e dalle sue varianti sintetiche e semisintetiche, in grado di alleviare il dolore. Tra questi rientrano per esempio la codeina, l’idromorfone, la meperidina, la morfina, l’ossicodone e la pentazocina.

Per le loro proprietà analgesiche e la loro efficacia, vengono spesso utilizzati per trattare il dolore particolarmente intenso e cronico, così come quello oncologico. A causa dei numerosi effetti collaterali e dell’elevato rischio di dipendenza e assuefazione, gli oppioidi devono essere assunti solo previo consulto medico.

Quali sono gli effetti collaterali degli oppioidi

Soprattutto se non utilizzati correttamente o nei casi di abuso, gli oppioidi possono portare effetti collaterali quali:

  • stanchezza e sonno; 
  • nausea e vomito;
  • stipsi;
  • sensazione di prurito;
  • vampate di calore (in particolare al viso);
  • euforia;
  • stato confusionale (in particolare nei pazienti più deboli e anziani); 
  • convulsioni;
  • sindrome serotoninergica (caratterizzata da tremori, spasmi, agitazione, sudorazione eccessiva, ipertermia e stato confusionale), quando assunti insieme ad altri farmaci;
  • assuefazione;
  • dipendenza, con rischio di overdose e arresto respiratorio.

Perché la cannabis è una valida alternativa

L’abuso di oppioidi, secondo uno studio pubblicato nel luglio 2023 sul sito della National Library of Medicine, è una piaga mondiale che nel mondo interessa oltre 16 milioni di persone e che annualmente causa il decesso di oltre 120mila di individui ogni anno. 

Secondo un rapporto pubblicato su The Lancet, dal 1999 al 2020 i decessi dovuti uso di oppioidi (sotto prescrizione e non) sono aumentati di oltre otto volte negli Stati Uniti, con più di 550mila morti in un periodo di 21 anni. Secondo il report, in assenza di interventi, potrebbero esserci più di 1,2 milioni di morti per oppiacei negli Stati Uniti e in Canada entro il 2029.

Alla base di questa epidemia c’è la facilità nel reperire i medicinali, inizialmente prescritti a livello medico e ospedaliero per trattare temporaneamente il dolore di origine patologica o traumatologica. Inoltre, l’uso continuo di questi farmaci crea nei pazienti una tolleranza tale da richiedere una quantità sempre maggiore per trarne beneficio, aumentando così il rischio di overdose.

La cannabis, però, grazie alle sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie, si pone come una valida e più sana alternativa agli oppioidi. La pianta e i suoi derivati possono infatti essere utilizzati per il trattamento del dolore, riducendo drasticamente il rischio di dipendenza (ne abbiamo parlato anche nell’articolo La cannabis medicale può dare dipendenza?) ed eliminando completamente quello di overdose. A dimostrarlo sono numerosi studi. 

Negli stati dove la cannabis per uso ricreativo o medico è legalizzata le morti per overdose causati dagli oppiacei diminuiscono fino al 35%. Questa la scoperta della rivista Economic Inquiry che in un recente studio, “The Effects of recreational marijuana legalization and dispensing on opioid mortality”, ha fatto il punto sull’accesso alla cannabis legale negli Stati Uniti, evidenziando appunto un calo fino al 35% dei morti fra i consumatori abituali di medicinali a base di oppio. Per gli autori il motivo è da ricercare nell’auto-trattamento, cioè nell’uso totalmente autonomo di cannabis per alleviare il dolore al posto dei derivati dall’oppio e il nesso causale tra la cannabis legale e la riduzione delle morti è risultato essere “molto forte”.

Cannabis al posto degli oppioidi: gli studi 

In una ricerca pubblicata nel 2017, per esempio, si afferma che il 97% dei pazienti coinvolti nello studio ha ridotto drasticamente l’uso di oppioidi dopo aver affiancato una terapia a base di cannabis; l’81% ha inoltre affermato che la cannabis terapeutica si è rivelata più efficace nel trattamento del dolore. Percentuali simili sono emerse tra i pazienti che prima e durante l’analisi utilizzavano farmaci non oppioidi. 

A questa si affianca un altro studio del 2021, dal quale è emerso che tra i pazienti che hanno scelto di usare la cannabis al posto degli oppioidi ben il 38,1% ha interrotto il trattamento con i medicinali e il 45,9% ne ha ridotto drasticamente l’utilizzo. Il 65,8%, inoltre, ha affermato di aver trovato nella cannabis una soluzione più efficace, mentre l’85,5% ha confermato di aver vissuto effetti collaterali peggiori durante l’assunzione di oppioidi.

La cannabis potrebbe quindi contribuire al miglioramento della qualità della vita dei pazienti — compresi quelli oncologici, ne abbiamo parlato nell’articolo La cannabis per ridurre gli oppioidi nei pazienti oncologici — e, allo stesso tempo, ridurre i casi di dipendenza di oppioidi in tutto il mondo.

Infine c'è anche un altro aspetto da non sottovalutare: il trattamento prolungato con cannabis, al contrario di quello con gli oppioidi, non porta ad una percezione alterata del dolore. "I nostri risultati suggeriscono che l'uso frequente di cannabis non sembra essere associato a un'elevata sensibilità al dolore sperimentale in un modo che può verificarsi nella terapia con oppioidi", ha sottolineato Michelle St. Pierre, dottoranda che ha guidato lo studio alla British Columbia in un'intervista a Science Daily. "Questa è una distinzione importante che i medici e i pazienti dovrebbero considerare nella scelta delle opzioni per la gestione del dolore. Questi risultati sono particolarmente rilevanti alla luce dei recenti rapporti di sovrascrittura di oppiacei e di alti tassi di dolore nella popolazione, poiché suggeriscono che la cannabis potrebbe non portare lo stesso rischio di iperalgesia degli oppiacei".

 

19 gennaio 2024
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