Tanti i temi dal convegno di Firenze: dalla necessità di aggiornare la legge italiana alle novità produttive dello Stabilimento chimico farmaceutico militare
Il sistema della cannabis medica in Italia è in rapida evoluzione, e una bella fotografia della situazione attuale arriva dal primo CBD & Medical Cannabis Forum, che si è tenuto nei giorni scorsi a Firenze.
Una due giorni di incontri che ha testimoniato il grande fermento nel settore, con medici, farmacisti e professionisti che si sono confrontati sulla clinica, sugli studi scientifici e sulle normative, favorendo un dialogo trasversale che ha coinvolto professionisti e pazienti. Tanti i nomi di personalità "storiche" del settore, come i primi prescrittori di cannabis tra cui il dottor Francesco Crestani, il dottor Lorenzo Calvi e il dottor Marco Bertolotto, farmacie che da anni dispensano la cannabis nelle sue varie forme con maestria galenica, aziende presenti sul territorio e aziende estere, che testimoniano la crescita globale.
Aggiornare la legge di settore sulla cannabis
Un'urgenza su tutte, sottolineata a più riprese da diversi partecipanti e dallo stesso dottor Bertolotto durante l'introduzione al convegno, è quella di aggiornare la legge quadro di settore, il decreto dell'allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin del 2015, che compie 10 anni. Anche perché era lo stesso testo di legge a prevedere che ogni due anni sarebbero serviti degli aggiornamenti, ad esempio per aumentare il numero di patologie citate dalla legge, che in molte Regioni che hanno legiferato in materia, sono diventate le patologie per cui è possibile avere la prescrizione a carica del sistema sanitario. Secondo punto, direttamente collegato al primo, vista la grande disparità che si è creata proprio a causa delle differenti leggi regionali messe in atto negli anni: sarebbe necessaria una parificazione a livello nazionale, per evitare che esistano pazienti più o meno tutelati a seconda di dove nascano e vivano.
Le ultime novità italiane, a livello generale, sono rappresentate da due grandi cambiamenti. Il primo è stata l'autorizzazione da parte del ministero della Salute all'azienda internazionale Tilray, che ha avuto il via libera a distribuire le proprie infiorescenze tramite l'azienda italiana FL Group. Tolti i bandi di importazione straordinaria, è la prima azienda che potrà distribuire fiori di cannabis medica senza passare da vie ministeriali, come è avvenuto fino ad oggi con i prodotti Bedrocan, che vengono venduti direttamente dal ministero della Salute olandese. Un passo avanti che significa innanzitutto l'ampliamento dei prodotti disponibili per i pazienti, e in secondo luogo la fine definitiva della carenza di cannabis che per anni ha tormentato i pazienti italiani.
La seconda novità è rappresentata da Materia Medica, azienda toscana che è diventata la prima officina farmaceutica italiana focalizzata interamente sullla cannabis. Oltre ad aver ricevuto l'autorizzazione alla distribuzione delle infiorescenze della Bedrocan, l'azienda ha iniziato a distribuire anche un nuovo estratto, prodotto in Portogallo dall'azienda SOMAÍ, che amplia ulteriormente le opzioni a dispozione dei medici per la prescrizione e dei pazienti per le cure.
Un altro tassello è arrivato proprio dal convegno, in particolare dalla tavola rotonda di venerdì 12 settembre, che ha visto la partecipazione di Giovanni Isoldi di Materia Medica, del dottor Bertolotto, degli avvocati Carlo Alberto Zaina e Giacomo Bulleri che hanno fatto il punto sulla normativa riguardante il CBD e quella rigurdante la patente dei pazienti - dopo il cambio del Codice della strada - ma, soprattutto, del Colonnello Arcangelo Moro, nuovo direttore dello Stabilimento Chimico Farmaceuitco Militare di Firenze, unica struttura ad oggi deputata alla produzione di cannabis medica in Italia.
SCFM di Firenze: olio di cannabis e nuove genetiche, con al centro i pazienti
Dalle parole del Colonello, che è il nuovo direttore dello Stabilimento da un anno, è stato da subito evidente che nella struttura fiorentina, già dedita alla produzione di farmaci orfani, e dove dal 2016 si produce anche cannabis terapeutica, stiamo assistendo a un cambio di passo. Moro spiega subito di essere stato chiamato come manager, per imprimere una svolta, e che grazie ai fondi ottenuti dalla Regione Toscana sta lavorando per alzare il livello qualitativo delle produzioni, e ampliare le genetiche coltivate. Non solo, perché il Colonello ha ricordato come dal 2018 si parli della possibile produzioe di un olio di cannabis presso la struttura, anticipando possibili novità. "Essendo rappresentanti dello Stato - ha detto in riferimento alla produzione della varietà FM2 - non ci possiamo permettere che la qualità e la sicurezza del prodotto non sia al massimo di quella che si dovrebbe avere, valorizzando l'Italia in un processo di know how che è fondamentale".
La certezza, per il direttore, è che "il futuro della cannabis sarà molto ampio" e che si lavorerà per superare le difficoltà. Dopo aver chiarito il suo scetticismo iniziale, che si è trasformato dopo aver visto i benefici della cannabis su una dipendente dello stesso Stabilimento affetta da Sla, che ha trovato dei grandi miglioramenti nella qualità di vita grazie alla cannabis terapeutica, ha spiegato che lo scettismo "nato dai pregiudizi", si combatte "con l'informazione e mettendo al centro i pazienti". "La nostra mission", ha chiarito, "è quella di supportare più persone possibili che sono ammalte, per dare un servizio pubblico efficace ai pazienti".
Entro la fine dell'anno il Colonnello Moro ha detto di contare di avviare il processo di produzione di un oleolita con estrazione a freddo, in un processo standardizzato, per poi fornire un semilavorato ai farmacisti galenici che lo prepareranno per andare incontro alle prescrizioni dei medici e alle esigenze dei pazienti. Nel frattempo l'obiettivo è quello di efficientare le operazioni, cogliere el esigenze delle farmacie, ascoltare i pazienti e i medici. Infine l'accento sull'implementazione della cannabis stessa presso lo Stabilimento, per "assicurare una qualità standard di altissimo livello" e, qualora gli sforzi non fossero necessari per soddisfare la domanda, aprirsi ad aziende private italiane, sotto il controllo dello Stabilimento stesso.