Mal di schiena cronico? La cannabis è efficace nel ridurlo

Mal di schiena cronico? La cannabis è efficace nel ridurlo

La cannabis è efficace nel ridurre il mal di schiena cronico, ma a una condizione: la terapia deve contenere il THC. Ecco i risultati dello studio condotto in Israele e una panoramica sull’utilizzo della cannabis per trattare il dolore cronico e neuropatico.

La cannabis per il trattamento del mal di schiena

Secondo le stime, quattro persone su cinque, nel corso della loro vita, si trovano almeno una volta ad affrontare un dolore cronico alla schiena tale da dover ricorrere a un consulto medico. Che sia per una scorretta postura, per un eccessivo sforzo al lavoro o per condizioni più serie come osteoartriti o scoliosi, il mal di schiena può rivelarsi invalidante, soprattutto quando in forma cronica, e per contrastarlo vengono spesso utilizzate iniezioni di cortisone, fisioterapia o, nei casi più gravi, operazioni chirurgiche.

Proprio per la diffusione capillare di questo disturbo e per andare alla ricerca di un’alternativa ai trattamenti tradizionali, in Israele, il dottor Dror Robinson e il Dottor Mustafa Yassin del Dipartimento di Ortopedia dello Hasharon Hospital del Rabin Medical Center di Petah Tikva, in collaborazione con Sivan Ritter, dell’Università di Haifa, hanno condotto uno studio dedicato all’utilizzo della cannabis per il trattamento della lombalgia: la ricerca è stata pubblicata sul Rambam Maimonides Medical Journal con il titolo di “Comparing Sublingual and Inhaled Cannabis Therapies for Low Back Pain: An Observational Open-Label Study.”

Lo studio e i risultati

Per lo studio sono stati coinvolti 24pazienti affetti da lombalgia cronica, ernia del disco o stenosi spinale. Nello specifico, si è trattato di 7 donne e 17 uomini.

Agli individui coinvolti la Cannabis terapeutica è stata somministrata in due modalità: prima via estratto sublinguale ricco in cannabidiolo (CBD), somministrato per 10 mesi consecutivi, e poi, dopo un periodo di sospensione, via infiorescenze ricche di tetraidrocannabinolo (THC), utilizzate per 12 mesi.

Delle 24 persone coinvolte, solo 3 hanno preferito abbandonare il trattamento con estratti, anche se hanno poi ripreso la partecipazione allo studio per ricevere invece la terapia a base di THC.

Inizialmente, tra gli effetti collaterali più diffusi — in particolare tra le donne — sono stati registrati nausea, fastidio o dolore alla gola, sonnolenza, vertigini e affaticamento, ma tutte si sono rivelati conseguenze transitorie, scomparse una volta abituati i pazienti alle dosi somministrate.

Al termine dello studio, durato circa due anni, dal trattamento con estratto sublinguale non sono emersi miglioramenti significativi; al contrario, la terapia con THC sembra aver funzionato.

"I nostri risultati indicano che la terapia ricca di THC per via inalatoria è più efficace della terapia con estratti sublinguali ricchi di CBD per il trattamento della lombalgia e che la terapia con cannabis è sicura ed efficace per la lombalgia cronica", ha concluso il team di ricercatori.

La cannabis per il dolore cronico e neuropatico

Gli effetti antidolorifici e antinfiammatori della cannabis sono ormai ben noti e riconosciuti a livello medico e scientifico, tanto che la pianta e i suoi derivati vengono già utilizzati in molti Paesi del mondo per il trattamento di numerose patologie croniche e neuropatiche.

È il caso delle terapie per la nevralgia del trigemino, un dolore di tipo neuropatico che coinvolge soprattutto le branche mascellare e mandibolare del V nervo cranico, o di quelle per trattare la vestibolodinia o la vulvodinia, che colpiscono l’apparato genitale femminile andando a influenzare negativamente anche la sfera psicologica e sessuale.

Non solo, la cannabis può essere utilizzata in molte situazioni anche per trattare il dolore neuropatico indotto da chemioterapia, come analizzato in uno studio scientifico israeliano nel 2021.

E questi sono solo alcuni esempi. La cannabis e i suoi derivati, infatti, possono essere utilizzati per il trattamento di numerose condizioni e patologie, tanto da poter sostituire del tutto o in parte gli oppiacei nel trattamento del dolore, come dimostrato da numerosi studi scientifici condotti sia in Europa che in Nord America.

18 novembre 2022
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