Cannabis e cannabinoidi per trattare l'autismo secondo la dottoressa Camporese
"L'autismo è una sindrome, che colpisce sopprattutto la prima fascia d'età, con un insieme di sintomi che caratterizzano l'introversione e l'isolamento sociale e si manifesta generalmente con delle crisi di rabbia importanti, soprattutto in seguito a frustrazioni e difficoltà di relazione", sottolinea la dottoressa Elisabetta Camporese che gestisce un centro medico a Olbia e collabora con il poliambulatorio Clinn.
"La situazione familiare e di gestione del bambino diventa spesso molto difficile a causa delle manifestazioni di rabbia e aggressività etero e auto-diretta molto importanti, che causano difficoltà di gestione a livello familiare e anche sociale, quindi scolastico, man mano che cresce".
Autismo e psicofarmaci
"In genere nel bambino autistico o non viene dato nulla, o, quando è un po' più grande o nei casi più difficili vengono utilizzati degli psicofarmaci con lo scopo di sedare e calmare. Non sempre queste terapie hanno effetti positivi sui bambini, sia per gli effetti collaterali, sia perché non si riesce ad 'agganciare' la stabilizzazione del sintomo".
Cannabis e CBD per gestire meglio i sintomi
"Con la cannabis abbiamo già avuto dei buoni risultati soprattutto usando il CBD che ha un effetto stabilizzatore dell'eccitabilità nervosa. E quindi agisce in via retrogada sia attraverso l'attivazione del sistema endocannabinoide, sia attraverso un effetto ansiolitico e sulle emozioni caratterizzate dalla paura e dalla rabbia, perché agisce sull'amigdala che gestisce le emozioni".
"In questo modo si riesce a dare al bambino una possibilità migliore di gestione delle sue emozioni e di conseguenza riusciamo ad avere un'intensità delle crisi di rabbiae una frequenza decisamente diminuite. Tante volte si ha proprio una scomparsa di questi atteggiamenti, e rimane solo una risposta alle frustrazioni, magari intensa, quindi una sorta di reazione, diciamo così, anche dovuta".
"Essendo uno spettro le condizioni del singolo sono molto variabili e quindi ci sono soggetti più o meno gravi. Di conseguenza anche la risposta alla cannabis sarà soggettiva, così come i tempi".
"In linea di massima, per la mia esperienza, un 70/75% ha una buona risposta già nel primo mese di terapia. Poi chiaramente bisogna aggiustarla in corso aggiungendo terpeni o altri cannabinoidi come la forma acida del CBD (CBDA), che ha un effetto più rilassante e ansiolitico, oppure la cannabidivarina (CBDV), che ha una capacità stabilizzante a livello di agitazione ed eccitazione nervosa, più importante rispetto al CBD".