Un primo passo fondamentale per i pazienti affetti da fibromialgia, che però chiedono che siano messe a disposizione delle risorse economiche per la ricerca
Il governo ha approvato l'inserimento della fibromialgia nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, che sono le prestazioni e i servizi che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini. Un passo decisivo chiesto dalle associazioni di pazienti come il Comitato Fibromialgici Uniti che, con la sua presidente Barbara Suzzi, da anni si batte per questi pazienti, fino a ieri "invisibili" per il nostro sistema sanitario. Mancano ancora gli ultimi passaggi ufficiali, come la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Cos'è la fibromialgia o sindrome fibromialgica
La fibromialgia è una patologia cronica caratterizzata da dolore muscolare diffuso, affaticamento estremo e una serie di sintomi debilitanti che compromettono la qualità della vita di chi ne soffre. Si stima che colpisca più di due milioni di italiani, in maggioranza donne, e non si conosce ancora con certezza la causa, anche se di recente è stata riscontrata l’esistenza di fattori autoimmuni.
I trattamenti tradizionali per la fibromialgia includono farmaci antidolorifici, antinfiammatori e antidepressivi, spesso con effetti collaterali significativi e risultati non sempre soddisfacenti. Molti pazienti riferiscono di sviluppare una certa resistenza ai farmaci, riducendone progressivamente l’efficacia e lasciandoli senza opzioni terapeutiche valide. In questo contesto, la cannabis terapeutica è emersa come una possibile alternativa per il controllo del dolore e il miglioramento della qualità della vita.
Cannabis terapeutica: una soluzione per il dolore cronico?
Negli ultimi anni, l’interesse verso la cannabis terapeutica è cresciuto, grazie ai numerosi studi che hanno evidenziato il suo potenziale nel trattamento del dolore cronico. I principi attivi della cannabis, come il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), interagiscono con il sistema endocannabinoide dell’organismo, regolando la percezione del dolore, l’infiammazione e il sonno.
Diversi pazienti affetti da fibromialgia hanno riportato benefici significativi dall’uso della cannabis terapeutica, con una riduzione del dolore, un miglioramento della qualità del riposo notturno e una maggiore capacità di svolgere le attività quotidiane. In alcuni casi, la cannabis ha permesso di ridurre o eliminare l’uso di farmaci tradizionali, migliorando la qualità della vita senza gli effetti collaterali tipici degli analgesici e degli oppioidi.
Molte testimonianze dimostrano che la cannabis terapeutica può rappresentare una svolta per chi soffre di fibromialgia. Ci sono persone che, dopo anni di cure inefficaci, hanno ritrovato una nuova normalità grazie a questa terapia. Un esempio significativo è quello di una donna che, affetta da fibromialgia e resistenza ai farmaci convenzionali, ha sperimentato un netto miglioramento grazie alla cannabis.
 Secondo uno studio pubblicato nel settembre 2024 sul Journal of Alternative Complementary & Integrative Medicine, i partecipanti hanno riportato una riduzione significativa del dolore, miglioramenti nella qualità del sonno e un benessere generale superiore. Questi benefici suggeriscono che la cannabis medica potrebbe rappresentare un'opzione terapeutica efficace per gestire i sintomi della fibromialgia, con un potenziale impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti.
La visione del CFU
Il Comitato Fibromialgici Uniti (CFU-Italia Odv) da anni si batte per i pazienti affetti da questa patologia. Nel 2024 ha pubblicato un libro che affronta tutti i temi rilevanti per i pazienti: sintomi e diagnosi, dati di laboratorio, meccanismi patogenici, influenza epigenetica, la valutazione neuro-cognitivca, l’attività sessuale. Non ultimo, l’approccio terapeutico, suddiviso in gestione farmacologica, alimentazione, attività fisica, psicoterapia, mindfulness, ossigenoterapia iperbarica, riabilitazione neuro-cognitiva, agopuntura. Con focus, anche, sulle strade per il riconoscimento dell’invalidità. Barbara Suzzi, che ha fondato l'associazione nel 2017, nel 2023 ha ricevuto da dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’onorificenza al merito per l’impegno nella sensibilizzazione e conoscenza della patologia.
"In questa fase alterniamo soddisfazione e prudenza", ha spiegato in un'intervista al Corriere della Sera evidenziando che: "Siamo ovviamente felici di questa tappa, che chiediamo dal 2017, ma rimaniamo in attesa della pubblicazione in Gazzetta, anche per verificare l’aderenza al DPCM della scorsa primavera. È un passo avanti che festeggiamo, consapevoli che ci sono vulnus da superare, tra tutti il fatto che si parli di severità della malattia, criterio attuato raramente, al quale siamo contrari per come sono valutati i pazienti. Abbiamo infatti quotidiani riscontri da parte dei nostri associati e di chi si rivolge a noi della mancanza di compilazione, da parte degli specialisti, dei FIQR. Questo, mentre il Consiglio Superiore di Sanità stima in 900mila le persone con fibromialgia, di cui il 16 per cento, pari a 150 mila pazienti, in forma grave. Numeri e percentuali in difetto che non riteniamo veritieri e rischiano di compromettere il pieno riconoscimento della malattia, per cui continueremo a chiedere una legge che introduca anche risorse a disposizione della ricerca".























