Secondo un recente studio, il consumo di cannabis medica negli adulti migliora i sintomi e allevia il dolore correlato alla distonia. Ecco la recente scoperta.
Che cos’è la distonia
La distonia è un disturbo motorio di carattere neurologico responsabile di contrazioni e spasmi muscolari involontari che costringono il corpo (o specifiche parti del corpo) ad assumere posture o torsioni non solo inconsuete, ma anche dolorose. Spesso, un paziente affetto da distonia non è in grado di assumere nuovamente in modo autonomo una posizione naturale, uno sforzo che causa ulteriore dolore.
Attualmente sono state riconosciute 13 forme di distonia, a volte correlate a patologie gravi, come sclerosi multipla o morbo di Parkinson, altre a cause come ictus, infezioni o lesioni. Per la maggior parte delle tipologie non esistono al momento cure definitive, anche se alcuni trattamenti possono migliorare la condizione dei pazienti.
La cannabis per migliorare i sintomi della distonia
Secondo i risultati di uno studio presentato al Congresso virtuale 2021 dell’International Parkinson's Disease and Movement Disorders Society (MDS), tenutosi dal 17 al 22 settembre 2021, la cannabis potrebbe migliorare i sintomi della distonia e ridurre il dolore.
Lo studio si è basato su ricerche preesistenti dalle quali erano già emerse le potenzialità della pianta per il trattamento delle contrazioni muscolari involontarie e per ridurre nei pazienti il dolore correlato. Ricerche, queste, che nel 2013 hanno portato il Ministero della Salute israeliano (MOH) ad accettare l'uso della cannabis medica per il trattamento sintomatico in pazienti con disturbi del movimento.
Il recente studio presentato nel settembre 2021 si è basato proprio su queste premesse ed è nato con l’obiettivo di valutare l'effetto della cannabis medica sull'attività muscolare della distonia e sul dolore correlato in pazienti in possesso di una licenza di cannabis medica approvata dal MOH.
I risultati dello studio
Per la ricerca, il team dell’Università di Tel Aviv, in Israele, ha coinvolto 23 pazienti con distonia (12 uomini e 11 donne, con un'età media di 52,7 anni) e con una licenza di cannabis medica rilasciata dal MOH. La distonia, nei pazienti, era in 9 casi generalizzata; in 6 casi focale, ossia con una sola area del corpo coinvolta; in 5 pazienti segmentale, che interessava quindi due o più parti adiacenti; in 2 emidistonica, legata a una metà del corpo; e in 1 caso multifocale. In 6 casi, invece, il disturbo era causato dal morbo di Parkinson, in 4 da varianti monogeniche e in 13 pazienti era di origine sconosciuta. Su queste basi, utilizzando una scala Likert a 5 punti, poi, sono stati valutati la frequenza e le modalità d'uso di cannabis medica e gli effetti del trattamento.
I partecipanti hanno indicato di aver usato cannabis medica — con una dose media di 20,1/22,6 grammi al mese e con una frequenza media di 3,3/4,3 volte al giorno — per un periodo che variava in media dall’uno ai due anni e mezzo. Nel dettaglio, la cannabis medica era composta da una percentuale di THC che variava dal 6,6% al 10,6% e di CBD che variava dal 5,7% all’8%. I partecipanti hanno inoltre indicato di aver utilizzato estratto di olio di cannabis (47,8%), gemme essiccate affumicate (43,5%) o entrambi i prodotti (8,7%).
Secondo i pazienti, su una scala da 1 a 5, la cannabis medica si è rivelata efficace per un valore pari a 3,3, mentre durante l’utilizzo il dolore è stato valutato con un punteggio di 3,7 e la qualità della vita con 3,6; la maggior parte dei pazienti (70%) ha anche riportato un miglioramento del sonno. Le variazioni positive sono risultate maggiori in caso di dosi più elevate di THC e con un trattamento per via inalatoria, minori in caso di trattamenti con olio per via sublinguale.
Il campione di ridotto di pazienti e le differenti condizioni di salute hanno limitato la ricerca, che ora dovrà essere seguita con uno studio più ampio e controllato.
Martina Sgorlon