Il CBD è davvero un alleato per chi soffre di dolore cronico? Oppure siamo di fronte all’ennesima illusione? Ecco cosa dice la scienza e le ricerche più recenti
Chi convive con il dolore cronico sa quanto possa diventare invalidante. Parliamo di una condizione che colpisce oltre il 20% della popolazione mondiale secondo l’OMS, con impatti profondi su qualità della vita, sonno, umore e lavoro. Le terapie convenzionali spesso non bastano, e il bisogno di alternative sicure ed efficaci è sempre più forte.
Negli ultimi anni, uno dei candidati più discussi in ambito terapeutico è il CBD (cannabidiolo), un composto non psicoattivo della cannabis. Ma funziona davvero? E su quali basi scientifiche si regge la sua fama?
Cosa fa davvero il CBD? Il punto sui meccanismi d’azione
A differenza del THC, il CBD non altera la mente. Ma agisce in modo sottile e complesso sul nostro organismo. La sua azione coinvolge il sistema endocannabinoide, una rete di recettori distribuiti nel cervello, nel midollo spinale e nel sistema immunitario, che regola dolore, infiammazione, appetito e umore.
Il CBD non si lega direttamente ai recettori CB1 e CB2, ma li modula indirettamente. Inoltre, agisce su altri target importanti:
- TRPV1 (recettore vanilloide): coinvolto nella trasmissione del dolore e nella regolazione della temperatura
- 5-HT1A (recettore della serotonina): legato all’ansia, al dolore e alla depressione
- PPARγ: un recettore nucleare con attività antinfiammatoria
Questi meccanismi combinati spiegano perché il CBD possa ridurre la sensibilità al dolore e calmare i processi infiammatori, come osservato in numerosi studi su animali.
Studi clinici: cosa dice la ricerca umana?
Passando dalla teoria alla pratica, la questione si complica. Le evidenze sull’uso del CBD contro il dolore cronico sono in crescita, ma non ancora definitive.
Cosa dicono le ricerche più recenti:
- Una revisione sistematica del 2023 su 15 studi clinici ha mostrato una riduzione del dolore tra il 42% e il 66% nei pazienti trattati con CBD, da solo o in combinazione con THC (Verrico et al., 2020).
- Una meta-analisi su Biomedicines (2023) ha indicato benefici del CBD nei casi di dolore neuropatico, fibromialgia, e sclerosi multipla (Biomedicines, 2023).
Quando può aiutare davvero?
Ecco le condizioni in cui il CBD ha mostrato segnali incoraggianti:
- Fibromialgia: Alcuni studi riportano un miglioramento nel dolore, nella qualità del sonno e nell’ansia associata.
- Dolore neuropatico: Presente in patologie come la sclerosi multipla o dopo lesioni nervose. Il CBD sembra ridurre la percezione dolorosa.
- Dolore infiammatorio (es. artrite): Effetti positivi sono emersi soprattutto in studi su animali; negli esseri umani i dati sono preliminari ma promettenti.
E i limiti?
Nonostante l’interesse crescente, il CBD non è una panacea. Ecco i principali ostacoli e criticità:
- Biodisponibilità incostante: l’assorbimento varia molto a seconda della via di somministrazione (orale, sublinguale, topica).
- Assenza di dosaggi standard: ogni studio usa quantità diverse, rendendo difficile un confronto diretto.
- Effetto placebo: nei disturbi legati alla percezione soggettiva del dolore, il placebo ha un ruolo importante da considerare.
- Effetti collaterali: sebbene rari, possono includere affaticamento, secchezza delle fauci, alterazioni dell’appetito o diarrea.
Normativa: cosa si può fare (e cosa no) in Italia?
In Italia, solo le formulazioni magistrali preparate in farmacia a base di CBD possono essere prescritte per uso terapeutico orale.
Chi vuole usarlo a scopo medico deve:
- Farsi visitare da un medico autorizzato
- Avere una diagnosi compatibile con le indicazioni della cannabis terapeutica
- Acquistare il prodotto in farmacie con laboratorio galenico specializzato.
Nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, la situazione è molto variabile. In alcuni paesi Europei, ad esempio, l’uso del CBD è libero e non richiede la necessità di ricetta medica, poichè classificato come integratore alimentare di libera vendita.
Conclusioni: una promessa da verificare
Il CBD è senza dubbio una delle molecole più promettenti tra i cannabinoidi. Le sue potenzialità contro il dolore cronico sono supportate da meccanismi biologici plausibili e risultati clinici incoraggianti, ma al momento non sufficienti per trarre conclusioni definitive.
Chi vuole provarlo dovrebbe farlo in accordo con un medico esperto, evitando l’utilizzo di prodotti di dubbia qualità.
Fonti principali
- Verrico, C. D. et al. (2020). Cannabidiol for Pain Treatment. International Journal of Molecular Sciences, 21(22), 8870.
- Überall, M. A. (2020). THC:CBD Oromucosal Spray in Chronic Pain. Journal of Pain Research, 13.
- Wallace, M. S. et al. (2024). Effect of CBD on Osteoarthritis Pain. The Journal of Pain.
- Biomedicines (2023). Cannabinoids in Chronic Pain Management: A Review.