Cannabis e mal di schiena cronico: nuove prove cliniche rafforzano le evidenze contro il dolore

Cannabis e mal di schiena cronico: nuove prove cliniche rafforzano le evidenze contro il dolore

Un estratto a spettro completo di cannabis dimostra efficacia clinica contro il dolore lombare cronico, aprendo nuove prospettive terapeutiche oltre gli oppioidi

Un ampio studio clinico pubblicato su Nature Medicine ha dimostrato l’efficacia di un estratto a spettro completo di cannabis (denominato VER-01) nel trattamento del dolore lombare (leggi mal di schiena) cronico. Lo studio ha coinvolto oltre 800 pazienti, seguiti per 12 settimane e successivamente fino a 6 mesi. I risultati sono stati chiari: il gruppo trattato ha riportato una riduzione media del dolore superiore rispetto al placebo, con benefici anche sul sonno e sulla funzionalità fisica. Importante sottolineare che non sono emerse evidenze di dipendenza o astinenza associate al farmaco, e gli effetti collaterali registrati (stanchezza, nausea, vertigini) sono risultati gestibili e meno gravi rispetto a quelli tipici delle terapie oppioidi.

Evidenze consolidate sul dolore cronico e neuropatico

Questo trial rappresenta una conferma di un quadro che la ricerca scientifica sta delineando ormai da anni: la cannabis terapeutica è un’opzione valida e sicura per diversi tipi di dolore cronico, in particolare quello neuropatico. Numerose revisioni sistematiche e metanalisi pubblicate su riviste accreditate hanno documentato l’efficacia dei cannabinoidi, con risultati superiori al placebo e in linea con altri analgesici comunemente impiegati. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e diverse linee guida cliniche internazionali riconoscono oggi il ruolo della cannabis nella gestione del dolore refrattario.

Il dolore lombare cronico interessa centinaia di milioni di persone nel mondo ed è una delle prime cause di disabilità e riduzione della qualità di vita. Le opzioni farmacologiche tradizionali - antinfiammatori non steroidei (FANS) o oppioidi - presentano limiti rilevanti: effetti collaterali gastrointestinali e cardiovascolari nel primo caso, rischi di dipendenza e sovraddosaggio nel secondo.

Gli oppioidi, ancora spesso prescritti, comportano rischi significativi di tolleranza, dipendenza e sovradosaggio. Al contrario, la cannabis mostra un profilo di sicurezza favorevole: gli eventi avversi sono in gran parte lievi o moderati e non si associano a rischio di morte. Inoltre, i pazienti riportano frequentemente miglioramenti della qualità del sonno, della mobilità e del benessere generale, aspetti cruciali per chi vive con dolore persistente.

Una prospettiva terapeutica concreta

Il successo di VER-01, che contiene THC, CBD e altri fitocomposti naturali in sinergia (ad esempio CBG, CBC e terpeni come mircene e pinene), segna un passo avanti fondamentale: per la prima volta un estratto standardizzato di cannabis dimostra efficacia in uno studio di fase 3, aprendo la strada a una futura registrazione come farmaco. Questo garantirebbe dosaggi certi, controlli di qualità e accesso più ampio e sicuro ai pazienti.

In Italia la cannabis medica è già prescrivibile per il dolore cronico non responsivo ad altre terapie, ma la sua diffusione resta limitata da questioni normative, organizzative e culturali. Evidenze come queste rafforzano la necessità di integrare stabilmente la cannabis nella pratica clinica, al pari degli altri analgesici, soprattutto in un’epoca in cui la medicina cerca soluzioni efficaci e a minor rischio rispetto agli oppioidi.

3 ottobre 2025
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